REDAZIONE PISA

Tra musica e giustizia, il nuovo libro di Bartelloni

"Al vostro posto non ci so stare – dei delitti e delle pene secondo Fabrizio De André" (Pacini)

"Al vostro posto non ci so stare – dei delitti e delle pene secondo Fabrizio De André" (Pacini)

"Al vostro posto non ci so stare – dei delitti e delle pene secondo Fabrizio De André" (Pacini)

Musica e aule di giustizia. Sarà presentato in anteprima venerdì 16 maggio al Salone Internazionale del Libro di Torino (e il 10 giugno a Pisa nell’ambito della rassegna Scrittori in borgo della Libreria Ghibellina) "Al vostro posto non ci so stare – dei delitti e delle pene secondo Fabrizio De André", il nuovo libro di Fabrizio Bartelloni, avvocato, magistrato onorario, scrittore e animatore di molti eventi culturali dedicati alla canzone d’autore italiana sul nostro territorio. Il volume, edito da Pacini e patrocinato dalla Camera Penale di Pisa e dal museo di Viadelcampo29rosso di Genova, segna, secondo l’autore, una sorta di punto di incontro tra il quotidiano delle aule giudiziarie, frequentato da oltre 20 anni, e l’amore, ancor più risalente, per le canzoni del cantautore genovese.

Da dove è nata l’idea di dedicare un saggio a De André?

"Questo libro è frutto della sensazione, che porto con me da sempre, di avere un debito di riconoscenza nei confronti di De André, tanto è stato importante per la mia formazione culturale e oserei dire anche etica. In questi anni ho organizzato, da solo o insieme a Marco Masoni con la rassegna Spiriti solitari, molti eventi a lui dedicati, ma mi piaceva che restasse qualcosa di meno effimero a simboleggiare il pagamento di questo tributo. Ho deciso di scrivere a proposito di Faber (il soprannome assegnato a De André da Paolo Villaggio, ndr) utilizzando la lente della mia professione e soffermandomi sui temi della giustizia e della sanzione penale, così ricorrenti nella sua opera".

Il libro racconta anche esperienze e occasioni di contatto reale tra il cantautore e le aule giudiziarie.

"Ripercorrendo la vita di De André mi sono reso conto che erano state davvero molte le occasioni in cui la sorte gli aveva richiesto di dimostrare se ci fosse una coerenza tra ciò che affermava con le sue canzoni e come si sarebbe comportato in concreto, se si fosse trovato ad avere a che fare con ladri, assassini e altri tipi strani, o con quei giudici che tante volte aveva sbeffeggiato; così ho provato a raccontare di come non ci sia mai stato uno scollamento tra ciò che andava cantando e il modo in cui viveva. Il perdono immediato riservato a chi l’aveva tenuto prigioniero per quattro mesi sui monti di Pattada mi pare la dimostrazione più eloquente".

Il volume ha avuto il patrocinio anche della Camera Penale di Pisa. Come è nata questa collaborazione?

"Devo ringraziare gli amici e colleghi della Camera penale, perché assai di rado offrono il loro patrocinio a pubblicazioni di questo tipo. C’era stata però la felice intuizione della Past President della Camera, Laura Antonelli, che lo scorso anno aveva portato me e Francesco Bottai (del duo I gatti mézzi), a realizzare uno spettacolo per musica e parole per la convention annuale dell’Unione delle Camere Penali Italiane a Rimini, dedicato proprio alla dialettica tra canzone d’autore e giustizia penale e carcere. Da lì la volontà di creare una specie di spin-off di quel fortunato evento".