di Gabriele Masiero
La Toscana con 20 casi di intimidazione nei confronti dei funzionari pubblici nel 2023 conquista il poco lusinghiero primato di essere la prima regione in questa speciale classifica nell’area centro settentrionale lo rivale il report "Amministratori sotto tiro, redatto da Avviso Pubblico, la rete di e locali e Regioni contro mafie e corruzione che censisce da 14 anni il fenomeno a livello nazionale. E in questa brutta situazione la provincia pisana spicca al primo posto (con sei casi, almeno tre riguardano il capoluogo) insieme a quella di Firenze e Grosseto, gli altri due episodi sono avvenuti in provincia di Livorno.
La circostanza più grave e duratura nel tempo è quella che ha investito l’ex assessora al sociale del Comune di Pisa, Veronica Poli, destinataria di ripetute minacce di morte e alla quale il 22 febbraio viene assegnata addirittura la scorta, dopo due episodi consecutivi di minaccia anonima. "Una decisione fondata - si legge nel report di Avviso Pubblico - su una serie di informative delle forze dell’ordine e della Digos che raggiunge un livello medio di protezione". In precedenza, il 2 febbraio, si registra il caso di un uomo, poi arrestato, che nel Comune di Casciana Terme Lari fa irruzione in municipio e sfascia a martellate la scrivania di un funzionario comunale. La persona finita in manette da tempo aveva un contenzioso con l’amministrazione riguardo alla sua abitazione. Il 28 febbraio finisce nel mirino invece il sindaco di Lajatico, Alessandro Barbafieri destinatario di volantini omofobi diffusi da Forza Nuova. Passano, i mesi e a Pisa, il 30 settembre, la consigliera comunale leghista Veronica Poli, non più in giunta nel secondo mandato del sindaco Conti, riceve una nuova lettera di minacce di morte, del tutto analoga alle precedenti. Stessa sorte capita alla sindaca Pd Arianna Cecchini di Capannoli (ora candidata alle amministrative di giugno con una lista civica dopo che il suo partito ha scelto di puntare su una candidatura diversa): il 27 novembre scorso ha infatti ricevuto un grave atto intimidatorio a seguito di uno sfratto che ha reso necessaria l’assegnazione di una scorta. Le cause di queste minacce, osserva Claudio Forleo, curatore del rapporto, "sempre più spesso provenienti da comuni cittadini sono da ricercare anche in una dialettica politica sempre più aggressiva che in qualche modo legittima condotte intimidatorie o comunque intrise di insulti e disprezzo verso gli amministratori locali, che rappresentano, in qualche modo, i rappresentanti più vicini del ceto politico sul territorio recuperare un bon ton istituzionali e un maggiore rispetto delle altrui posizioni renderebbe anche i singoli amministratori o funzionari pubblici meno esposti a minacce, intimidazioni e offese che spesso dai social arrivano alle minacce vere e proprio e talvolta sfociano in autentiche aggressioni fisiche".