"Tariffari no, ma le offerte servono per vivere"

Don Francesco Bachi, rettore del seminario e parroco di S.Caterina: "Lo stipendio è 900 euro, per mantenere chiese spesso monumentali".

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di Eleonora Mancini

PISA

"Tariffari per i sacramenti? Che io sappia a Pisa non c’è questa abitudine. Nozze e funerali celebrati dai laici? Ottimo coinvolgerli nella vita viva della chiesa, i parroci oggi sono pochi e non riescono a fare tutto, ma non è solo questo la promozione del laicato". Don Francesco Bachi, rettore del Seminario Arcivescovile e parroco di Santa Caterina, così commenta le recenti disposizioni del Vaticano che ha stigmatizzato i "tariffari" per i sacramenti, in uso in alcune chiese, ma anche aperto ai laici la celebrazione di alcuni sacramenti come nozze e funerali.

Rettore, senza le "tariffe" per i sacramenti come si mantiene una chiesa?

"Con le offerte dei fedeli e una loro gestione oculata. Abbiamo tante spese. Pagare le bollette, comprare la cera per le candele, mantenere le strutture e riuscire anche a fare opere di carità oggi è un lavoro da economi, non da preti!".

Chi ha chiese monumentali come la sua e con un importante patrimonio artistico come fa?

"Contiamo sull’8x1000, sull’aiuto di fedeli mecenati e di fondazioni che finanziano importanti restauri. Servono cifre spesso considerevoli e senza aiuti esterni è impossibile per qualunque parroco".

Di cosa vivono i preti?

"Dello stipendio, intorno ai 900 euro, erogato dall’Istituto di Sostentamento del clero che, negli anni ’80, ha messo tutti sullo stesso piano. Prima, gli stipendi erano in base all’importanza della chiesa. Ora siamo tutti uguali ed è un’ottima cosa".

Negli ultimi anni, nella chiesa di Santa Caterina si segnalano diversi restauri di opere d’arte che sono state portate all’attenzione di fedeli e studiosi.

"L’arte è una forma di devozione e di annuncio del Vangelo ed è nostro dovere conservarla. A settembre presenteremo un altro importante restauro".

Con lei Santa Caterina si è profondamente rinnovata ed è una delle poche chiese sempre aperte a Pisa.

"Ho avuto la fortuna di ereditare da don Guido Corallini una chiesa e una comunità vive. La difficoltà è continuare e per questo bisogna inventarsi sempre qualcosa. Santa Caterina è sempre aperta perché così ho voluto dal mio arrivo. Gli oggetti preziosi sono al sicuro e al massimo c’è chi ruba qualche soldino dalle offerte delle candele. Ma la cosa che mi riempie di gioia sa qual è?".

Quale?

"Vedere che la chiesa è vissuta da tanti che nelle ore più impensabili trovano il tempo per pregare e trovare talora rimasugli di cibo, qualche buccia d’arancia o qualche scatoletta di tonno. Vuol dire che la chiesa assolve alla sua missione di casa. Quando piove c’è chi mangia qui e io non mi scandalizzo. E d’estate, quando è caldo, c’è chi col mio permesso fa una pennichella. Un chiesa aperta è annuncio, dice che Dio c’è. Non è possibile che le chiese siano chiuse quando inizia la vita della gente: tanti impiegati usciti dal lavoro alle 18, trovano le chiese chiuse. Non ci entreranno mai. D’estate tante famiglie saltano la messa della domenica. Perciò da due anni celebriamo una messa alle 21 per chi rientra dal mare".

Parliamo di laici e di vocazioni.

"I parroci sono sempre meno e non possono fare tutto. È giusto inventare nuove forme per testimoniare la presenza della Chiesa. Ai miei tempi il catechismo lo facevano preti e suore, ora lo fanno i laici. Per quanto riguarda la crisi delle vocazioni, ai miei tempi in seminario eravamo in 12 tutti di Pisa. Oggi i pisani sono solo 7. La Congregazione per il clero ha approvato e accolto l’erezione del nuovo Seminario Maggiore Interdiocesano Santa Caterina, che unirà i seminari di Pisa, Livorno, Lucca, Massa Carrara Pontremoli, Volterra, Pescia".

Secondo lei i preti si dovrebbero sposare?

"Credo davvero nel celibato, perche è un dono e un valore importante per la nostra missione. È vero che per diversi secoli i preti avevano facoltà di sposarsi, ma non credo che la crisi delle vocazioni sia connessa col celibato: basta notare la stessa crisi nei matrimoni. È difficile, ma è una possibilità in più per amare e servire: sei chiamato ad aprirti a tutti come Gesù. Non è sacrificio ma apertura".