
L’assemblea che si è svolta ieri al Polo Carmignani
Pisa, 12 novembre 2024 – "Sotto attacco il diritto allo studio". La comunità universitaria pisana ha risposto all’appello e ha riempito ieri pomeriggio l’aula magna del Polo Carmignani dove si è svolta l’assemblea di Ateneo annunciata nei giorni scorsi contro i tagli all’università. Un’iniziativa organizzata da un movimento trasversale che riunisce al suo interno studenti, liste di rappresentanza e ricercatori che si sono mobilitati in risposta alla riforma Bernini. A intervenire le diverse componenti della comunità universitaria che hanno fatto il punto sull’impatto della riforma sul nostro Ateneo: tagli pari a circa 7 milioni di euro rispetto alla quota monetaria ricevuta ogni anno tramite il Fondo di finanziamento ordinario e che diventano 16 milioni con gli aggiustamenti di bilancio.
Ma cosa comportano? "Meno posti di dottorato il prossimo anno - ha spiegato Ludovico Piazza di Sinistra per -, blocco delle assunzioni, taglio ai servizi per gli studenti". "Il finanziamento ministeriale all’università arriva in varie quote e ha due parti fondamentali - ha proseguito -, la quota base e quella premiale che viene data in base a criteri performativi che premiano i grandi centri universitari, i quali naturalmente hanno più fondi a disposizione".
La conseguenza, perciò, sarà "una guerra tra atenei ricchi e poveri - ha precisato Andrea Moresco, assegnista di ricerca -, già persa in partenza per questi ultimi, perché chi ha più risorse potrà finanziare di più e, quindi, pubblicare di più". "L’università non è un’azienda, ma un laboratorio di democrazia e un ascensore sociale - ha aggiunto Alessandro Gori, studente di fisica -. Questa riforma rischia di trasformare anche il nostro ateneo in un’università classista e sempre più costosa".
Altro punto cruciale della discussione è stata la riforma del pre-ruolo accademico, "che porterebbe a un’ulteriore precarizzazione e frammentazione di questa categoria", ha spiegato Moresco. "Già di per sé il ‘pre-ruolo’ - ha precisato - andrebbe messo in discussione perché si tratta di un percorso che dovrebbe portare alla stabilizzazione, ma per il 90% delle persone coinvolte non succede. La riforma prevede l’introduzione di due borse di ricerca che non daranno diritto all’indennità di disoccupazione né alle tutele minime che qualsiasi lavoro dignitoso dovrebbe avere".
Una misura che "non solo riafferma strutturalmente l’assegno di ricerca, ma addirittura lo raddoppia, senza che ci sia stata neppure una contrattazione collettiva". Hanno preso parola al microfono anche diversi studenti e dottorandi, esprimendo preoccupazione per una riforma "che mette a rischio il futuro di un’intera generazione". L’appello fatto a gran voce nel corso dell’assemblea è stato quello di "mobilitarsi e scendere in piazza perché la riforma venga bloccata".