
Sull’orlo di una crisi di nervi e dipendenze. Social e psicofarmaci. Gli abusi al femminile
I ritmi frenetici sul lavoro, le incombenze della famiglia che ancora - spesso - ricadono soprattutto sulle donne. Che sempre più spesso finiscono sull’orlo di una crisi di nervi. Sabrina Molinaro dal 2007 è responsabile Sezione epidemiologia e ricerca sui servizi sanitari per il Cnr-Ifc, e risponde a La Nazione su un argomento scomodo come le dipendenze.
Ci sono dipendenze che colpiscono più la donna dell’uomo?
"Non si tratta tanto di dipendenze specifiche, parlerei di una maggiore fragilità femminile verso certe forme di dipendenza, in particolare l’abuso e l’uso inappropriato di psicofarmaci e le dipendenze digitali, legate all’utilizzo di social media. Anche se la percentuale femminile delle persone con un disturbo da uso di sostanze o un disturbo da gioco d’azzardo è molto inferiore a quella degli uomini, negli anni abbiamo osservato una sorta di paradosso di genere: le donne che arrivano a chiedere aiuto per la loro dipendenza sono generalmente in una condizione psicofisica molto più compromessa. In parole semplici possiamo dire che sono meno numerose, ma coloro che sviluppano una dipendenza sono più difficili da aiutare". In quale fascia di età?
"La dipendenza da social media, riguarda soprattutto le giovanissime: questo è, di fatto, un fenomeno generazionale. D’altro canto, l’uso inappropriato di psicofarmaci sembra essere un comportamento a rischio più trasversale, proprio tipico del genere femminile. Un fenomeno del tutto nuovo che abbiamo osservato attraverso la lente che ci offre lo studio Espad, coordinato dal nostro gruppo di ricerca, è l’aumento degli abusi alcolici da parte delle giovanissime. Dopo la pandemia, infatti, la quota di studentesse che abusano di alcol è aumentata fino a superare i coetanei di genere maschile".
I motivi plausibili?
"Questa è la domanda delle domande. I motivi sono multipli. La scienza concorda sul fatto che un’insoddisfazione generale della propria condizione psico-fisica e socio-economica, rappresenti un terreno favorevole per l’insorgere di questo tipo di patologie. Inoltre, eventi traumatici o esperienze di violenza possono fungere da catalizzatori. A conferma, può essere interessante rimarcare che nei Paesi dove i governi investono molto nella formazione degli educatori, nel supporto sociale alle famiglie e nell’offerta di alternative ludico formative per i giovanissimi, di fatto i giovani che usano sostanze o hanno altri comportamenti a rischio, diminuiscono".
Esistono percorsi ad hoc?
"Di sicuro è necessaria una presa in carico globale della persona, un approccio che consideri tutti gli aspetti della vita di un individuo. Nel nostro Paese, sono ancora poche le risorse per i servizi. Ci sarebbe bisogno di costruire ‘percorsi rosa’ per venire incontro alle esigenze specifiche della popolazione femminile".
Quali traguardi si dovrebbero festeggiare l’8 marzo e quali sono all’orizzonte?
"L’8 marzo è giusto riflettere sui traguardi raggiunti ma è importante non dimenticare il cammino che resta da percorrere verso la parità di genere e l’eliminazione della violenza contro le donne. A livello globale siamo molto lontani da questo traguardo e, a livello nazionale, i dati del nostro studio Ipsad ci dicono che c’è ancora tantissimo da fare. I femminicidi, 120 solo nel 2023 e gli episodi di violenza denunciati nel nostro Paese rappresentano solo la punta dell’iceberg".