di Antonia Casini
"Sputi a un’infermiera". Nouvo episodio in Pronto soccorso nella notte fra domenica e lunedì, dopo la collega minacciata con una siringa sabato. "Le aggressioni sono quotidiane, anche più di una, soprattutto verbali – spiega Lorenzo Peluso, infermiere e rappresentante Nursind – Quasi tutte non vengone denunciate, diciamo il 90%. Siamo diventati una valvola di sfogo. Poi, a volte, soprattutto i parenti ci chiedono scusa e se ne parla insieme". Il fatto. Nella notte un uomo di origine tunisina è stato accoltellato, era sotto effetto di sostanze, la ricostruzione, sono intervenuti anche i carabinieri. Ed è finito al Ps. "Con lui c’era la compagna, gli stava così addosso che era difficile curare lui. Dovevamo fare operazioni urgenti e le abbiamo chiesto di uscire più volte dalla choc room anche in man iera decisa. E la donna ha sputato addosso alla collega che ha sporto denuncia". L’uomo ha raccontato di essere andato al bancomat a prelevare e di essere stato aggredito col coltello. "Stamani (ieri per chi legge) i vertici dell’azienda sono venuti qui. Vorremmo inoltre chiedere un incontro con il prefetto per caldeggiare l’attivazione di un posto fisso di polizia", il commento di Peluso. "O una guardia dentro al Pronto soccorso fissa. Insomma, la presenza costante di qualcuno in divisa. Il problema è la richiesta sul territorio per situazioni di disagio che è superiore alla disponibilità. Situazioni che poi si riversano al Ps. Il punto è garantire sicurezza anche nel rispetto degli altri pazienti".
"Episodi all’ordine del giorno", prosegue il segretario del Nursind Daniele Carbocci.
Quali le iniziative, le soluzioni?
"Non avere un posto fisso di polizia 24 ore su 24 significa chiamare le forze dell’ordine che arrivano quando possono perché impegnate in altri interventi. Un intervento immediato è l’unico modo per attivare personale in dvisa subito".
Ma ci sono gli agenti di vigilanza privata.
"Che non sono fisicamente in Ps e che hanno grossi limiti di intervento per legge. Spesso tocca agli infermieri".
In altri pronto soccorso, tipo quello di Prato, è stato riattivato il posto fisso.
"Con la quantità di accessi e la qualità che ha Pisa - numeri importanti - sarebbe fondamentale. Molti episodi non vengono denunciati ma sono tanti: il parente che dà in escandescenze, il tossicodipendente, la persona senza tetto che non sa dove andare. Fatti che incidono sulla serenità del personale, si allungano i tempi di lavoro e ci rimettono i pazienti. La divisa è un deterrente: magari anche un parente ci pensa due volte prima di offendere il personale".
Rimarrebbe scoperto il Santa Chiara, in particolare la psichiatria.
"Quello è un presidio Asl e non dell’Azienda ospedaliera. E comunque è inutile chiamare la direzione sanitaria. Cosa possono fare? Non hanno possbilità di intervenire su casi di violenza".
Aggressioni continue portano medici e infermieri a mollare o chiedere il trasferimento.
"Vanno via perché non sopportano più lo stress quotidiano".