Soldi riciclati nelle pizzerie Chieste pene fino a 8 anni

ll pm ha invocato condanne solo per i principali accusati della vicenda. Per tutti gli altri è stato chiesto al collegio di dichiarare la prescrizione del reato

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di Carlo Baroni

La pubblica accusa ha chiesto due condanne (con pene, si apprende, fino agli 8 anni) per quelli che ritiene i principali protagonisti della vicenda giudiziaria in piedi da anni al primo grado di giudizio, invocando invece la prescrizione dei reati per tutti gli altri che hanno posisioni minori. E’ il processo con 11 imputati accusati a vario titolo di riciclaggio, bancarotta e intestazione fittizia di beni. Il blitz scattò nel 2014 quando nel mirino della Guardia di Finanza ci finirono locali simbolo, sia per la città della Torre che per la Versilia. Il processo pisano ha visto sfilare anche, in modalità protetta e in aula bunker – con i giudici del collegio più volte in trasferta a Firenze – collaboratori di giustizia nell’ambito del filone toscano di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma su un presunto flusso di soldi sporchi del clan dei Contini di Napoli riciclati anche attraverso l’acquisto di ristoranti e bar fra il Pisano e la Versilia. Un processo lunghissimo, appunto, nel quale è stato sentito anche un ex boss di Forcella nel tentativo della pubblica accusa di far emergere conoscenze e rapporti in particolare con Salvatore Righi, assistito dall’avvocato Antonio Cariello, imprenditore conosciuto in provincia di Pisa in quanto, tra il 1998 e il 1999, fu presidente del Ponsacco.

Lui è finito a processo - sostiene l’accusa il pm della Dda fiorentina Giulio Monferini – per essere stato ritenuto dalla procura tra i riciclatori dei soldi utilizzando le attività messe in piedi negli anni passati da un suo parente tra Pisa, Marina di Pisa, San Giuliano e Viareggio (un noto locale della passeggiata): tutte le attività hanno cambiato gestione e sono estranee all’inchiesta. Il familiare di Righi, anche lui imputato nel processo, è Espedito Parisi, 54 anni, residente a Tirrenia, conosciuto ristoratore e, nel tempo, amministratore di importanti società anche in Versilia. Parisi è difeso dall’avvocato Mario De Giorgio e si è sempre dichiarato innocente rispetto ai reati che gli vengono contestati.

Sentito in aula - lo ricordiamo - aveva ribadito che quelle "società furono soltanto un’operazione commerciale, nessun riciclaggio di soldi". Niente affari, dunque, con soldi sporchi legati al clan Contini. In questa storia, fin dalle prima battute, era caduta infatti la contestazione dell’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Per Righi e Parisi e Diego Delle Vedove (difeso dall’avvocato Carotenuto), tuttavia, ci sono le contestazioni più pesanti ed i rispettivi difensori sono pronti a dar battaglia con le arringhe all’udienza di maggio. Per il resto degli imputati resta solo l’accusa di intestazione fittizia di beni, contestazione incamminata verso la prescrizione alla quale i difensori chiederanno al collegio di accompagnare la formula assolutoria per mancanza di responsabilità. La parola, dunque, passa ora alla difesa. Tra i difensori ci sono gli avvocati Francesca Zuccoli e Ferrandino di Napoli.