
La protesta tagli all’università in piazza dei Cavalieri
"No ai tagli nel settore appalti universitari che falcidiano i servizi di biblioteca e di portierato". La Cgil-Filcams è costretta a scendere nuovamente in piazza ed a scioperare contro i tagli annunciati dal Governo sul fondo ordinario dell’università. "Ci saranno meno risorse anche per Unipi – dice Francesca Grassini della Filcams – con drastiche revisioni di spesa per il portierato. Temiamo però che questo impoverimento delle risorse all’ateneo vada ad incidere anche su altri comparti dati in appalto come quello delle biblioteche e delle pulizie".
Sempre la sindacalista, "veterana" delle lotte per i bibliotecari, aggiunge: "Mandiamo un messaggio chiaro al rettore Zucchi, e cioè che gli appalti non sono un ambito da sforbiciare perché fatto da lavoratori con famiglie che percepiscono salari bassissimi". La preoccupazione per i tagli al fondo ordinario delle università (il budget che garantisce il normale funzionamento degli atenei), si ripercuote, riverbera anche sugli studenti. Alessandro Gori rappresentante degli studenti di fisica dice: "Sicuramente vedremo ridursi i servizi sia delle biblioteche che dei portierati nei dipartimenti e nelle aule studio e si teme anche una contrazione dell’offerta didattica".
Jacopo Matrone componente del senato accademico di Sinistra Per, aggiunge: "C’è una vera e propria emorragia di fondi e finanziamenti in Unipi. La situazione è talmente grave che se anche oggi stesso, si cessassero tutte le assunzioni e si riducessero tutte le spese, finanche quelle energetiche, fino al 2028 compreso, l’ateneo sarebbe in deficit". Sinistra Per ed Exploit aggiungono: "Alcuni Rettori hanno già annunciato gravi deficit di bilancio per gli atenei, e ipotizzato il blocco totale delle assunzioni nel 2025. La cosiddetta "riforma del pre-ruolo", introduce una molteplicità di forme contrattuali (contratti post-doc, borse di assistenza alla ricerca junior e senior, contratti per professori aggiunti) per gli anni di ricerca successivi al dottorato, che mantengono la precarietà assoluta di contratti annuali, privi di tutele (malattia) e sottopagati. Il percorso del precariato "post-doc" si allunga ulteriormente, fino 17 anni di precariato. Peggiorerà, a nostro avviso, sia la ricerca, sia la didattica. Non possiamo accettare che chi fa ricerca, in Italia, sia costretto alla precarietà assoluta, a contratti annuali, a cercare disperatamente e costantemente fondi e contratti, secondo la più malata e degenerativa logica dell’auto-imprenditoria".