Sedicenne affogò nel laghetto, c’è un colpevole

La Procura accusa di omicidio colposo il proprietario dello specchio d’acqua

Vigili del fuoco al lavoro nel laghetto di Campo per recuperare il corpo di Andrea

Vigili del fuoco al lavoro nel laghetto di Campo per recuperare il corpo di Andrea

Pisa, 20 novembre 2014 - Secondo la Procura della Repubblica c’è un colpevole per la tragedia di cui rimase vittima Andrea Paolino, il non ancora sedicenne studente-calciatore di Caprona annegato in uno dei due laghetti di Campo, nel pomeriggio del 19 giugno 2013 davanti agli occhi dei suoi amici, alcuni dei quali avevano tentato di salvarlo. A conclusione delle indagini infatti, il pm Paola Rizzo ha ipotizza il reato di omicidio colposo nei confronti di Massimo Donati - imprenditore molto noto e stimato, nonché dirigente calcistico - , il proprietario dello specchio d’acqua dove perse la vita lo sfortunato ragazzino. Il laghetto ha una profondità che arriva fino a dieci metri, con un diametro di un centinaio di metri. Secondo le testimonianze raccolte quel tragico pomeriggio dai militari della stazione dei carabinieri di San Giuliano Terme, il giovane studente dell’istituto professionale alberghiero «Matteotti» - che a quanto pare non era un nuotatore molto esperto - si era tuffato dalla sponda per raggiungere un isolotto che si trova a poche decine di metri dalla riva. «Andrea si era reso conto ben presto che non avrebbe mai potuto raggiungere a nuoto quel maledetto isolotto – aveva riferito uno dei ragazzi – e così, già dopo poche bracciate, ha tentato di tornare indietro, a riva, ma non ce l’ha fatta».

All’indomani della tragedia era scoppiata una polemica sulle competenze sul luogo in cui è avvenuta la disgrazia. Il lago di Campo fa parte di una cava di argilla data in concessione, sulla base di un convenzione della prima metà degli anni ’90, dal Comune alla ditta Donati. «Questo lago – aveva affermato Paolo Panattoni, il sindaco di San Giuliano – ricade nella competenza e nella disponibilità di una ditta di laterizi che deve ancora bonificare quell’area». «Non abbiamo più alcuna competenza sul lago né sull’area circostante – avevano invece fatto sapere dalla direzione della Laterizi Donati –. Abbiamo cessato ogni forma di escavazione già nel lontano 2004 e nessuna opera di bonifica era richiesta dalla convenzione anche perché non è un sito inquinato e noi dovevano solo fare un rimodellamento morfologico eseguito e periziato nel 2004. La convenzione prevedeva che la nostra ditta facesse anche una serie di opere, come un galoppatoio e una foresteria, ma poi il Comune ha dichiarato che non era più suo interesse e che avrebbe stipulato e concordato una nuova convenzione che però non è mai stata fatta. Quest’area non è una cava e non è un cantiere dal 2004: quindi e non vi è alcun pericolo nel camminamento o nelle strade per raggiungere i laghi, l’unico pericolo è il lago in sé, come sono pericolosi tutti i laghi, e i cartelli c’erano».