Scieri, il processo d’appello al terzo ’nonno’: "Anche Antico va condannato per omicidio"

La Procura generale rinuncia però al ricorso contro l’ex generale Celentano e l’ex maggiore Romondia accusati di favoreggiamento

Scieri, il processo d’appello al terzo ’nonno’: "Anche Antico va condannato per omicidio"

Scieri, il processo d’appello al terzo ’nonno’: "Anche Antico va condannato per omicidio"

Per l’accusa anche Andrea Antico va condannato. Lui, insieme a Zabara e Panella, secondo la procura, è responsabile dell’omicidio di Emanuele Scieri, avvenuto nella caserma Gamerra di Pisa il 13 agosto 1999. E per questo merita 26 anni di carcere che poi, per effetto del rito abbreviato, diventano 17 anni e 4 mesi. La procura generale della Corte d’appello ha chiesto ai giudici di secondo grado di riformare la sentenza di assoluzione pronunciata in primo grado nei confronti sottufficiale dell’esercito (assistito dagli avvocati Fiorenzo ed Alberto Alessi): Antico, infatti, fu l’unico dei tre a chiedere il processo allo stato degli atti e venne assolto dal gup. Gli altri due, invece, scelsero il duello al dibattimento e, nel luglio scorso, sono stati condannati: 26 anni a Panella (difeso dall’avvocato Andrea Cariello) e 18 anni per Luigi Zabara (assistito dagli avvocati Andrea Di Giuliomaria e Maria Teresa Schettini) al quale è stata riconosciuta dalla corte d’assise di Pisa una ridotta partecipazione all’evento.

La Procura generale, dunque, ha sostenuto in pieno il teorema accusatorio degli inquirenti contro i tre "nonni". Un copione, peraltro, che ha trovato un primo riscontro nei giudici e nelle motivazioni delle condanne all’esito del rito ordinario: il 26enne parà siracusano trovò la morte per mano dei tre ex commilitoni anziani. Le ragioni? L’innesco, o la degenerazione, fu causata da "una situazione contingente che ha privato di ogni lucidità gli imputati", hanno scritto i giudici condannando Panella e Zabara. Scieri, probabilmente, si ribellò, agli atti di nonnismo. Ne nacque una discussione. Forse perché, Zabara, Panella e Antico si trovarono davanti ad una reazione inaspettata del 26enne che scatenò "un delirio di onnipotenza" dei nonni a cui seguirono atti che i giudici del dibattimento a Pisa hanno ritenuto condivisi: ciò che accadde prima della salita sulla scala di Scieri.

E questa condivisione sarebbe nitidamente evidente – scrivono – dalle parole proprio di Antico: "L’abbiamo fatta grossa". Per gli inquirenti pisani – i pm Alessandro Crini e Sisto Restuccia, che riaprirono le indagini dopo il lavoro della commissione parlamentare guidata dall’onorevole Amoddio – decisive per la colpevolezza dei nonni sono testimonianze di chi ha collocato gli imputati in caserma la notte incriminata e che ha riferito le condizioni emotive dei nonni e le frasi che intercettò nella camerata, quando Scieri (la famiglia è tutelata dagli avvocati Alessandra Furnari e Ivan Albo) era già morto o agonizzante, per essere caduto dalla torre di asciugatura dei paracadute a suon di calci sulle mani e per una ferita infertagli ad un piede.

Ieri è iniziato il processo d’appello per gli assolti in primo grado con rito abbreviato. La procura generale aveva chiesto la rinnovazione dell’istruttoria per sentire i testimoni che sono stati decisivi nel dibattimento a Pisa per le condanne di Panella e Zabara, ma la richiesta è stata respinta dalla corte. La procura generale ha poi rinunciato al ricorso nei confronti dell’ex comandante della Folgore, Angelo Celentano, e dell’ex ufficiale Salvatore Romondia, entrambi accusati e assolti dal reato di favoreggiamento e che quindi escono dalla vicenda. Dopo l’udienza Romondia (difeso dall’avvocato Barbara Druda) ha detto: "Sono molto soddisfatto che la Procura generale abbia rinunciato all’appello ponendo fine ad un calvario che dura ormai da diversi anni. Ho sempre confidato nella giustizia ed è stata ribadita la mia innocenza. Sono ovviamente dispiaciuto per quanto accaduto ad Emanuele e mi auguro che anche su tale punto verrà fatta chiarezza, così come è stata fatta chiarezza sulla mia totale estraneità ai fatti". Si torna in aula il 29 novembre.

Carlo Baroni

Antonia Casini