
Roberta Ragusa
Pisa, 13 agosto 2020 - Morta per la giustizia che ha chiuso il cerchio con la sentenza della Cassazione. Ma viva per l’Italia. «Una situazione incredibile» dice l’avvocato Linda Sozzi che rappresenta e assite Daniele e Alessia Logli, i figli di Roberta Ragusa e Antonio Logli. Quest’ultimo in carcere a Massa, dove sta scontando una pena definitiva a vent’anni di reclusione per l’omicidio e la distruzione del cadavere della moglie, scomparsa nella notte tra il 13 e 14 agosto 2012 e mai più ritrovata.
Dal carcere Logli continua proclamarsi innocente, ha fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo e punta ad ottenere la revisione del processo, assistito dall’avvocato Enrico Di Martino e dalla criminologa Anna Vagli.
Ma per la giustizia, ad oggi, il caso è chiuso e lui è un assassino. L’avvocato Sozzi da mesi chiede al Tribunale la rettifica dello stato civile di Roberta Ragusa. Senza quell’atto l’anagrafe non può che lasciare «in vita» la donna dichiarata assassinata in sede penale. Di fatto non c’è ad oggi il riconoscimento formale che sia morta. E, quindi, gli eredi Alessia e Daniele non possono disporre dei suoi beni. Ma come siamo arrivati fin qui? «Il Tribunale Civile di Pisa pur avendone accertata prima l’assenza, poi la scomparsa (questo prima della nota condanna), evidentemente ritenendo possibile un suo ritorno ha in primo luogo fissato una fideiussione altissima (centomila euro) a carico dei figli perché questi ultimi potessero procedere alla gestione dei beni della scomparsa, ed ora, malgrado la sentenza a tutti nota, né Procura, né tribunale civile hanno autorizzato l’aggiornamento dello stato civile della signora Ragusa». Da quanto tempo si sta occupando della questione? «In sede civile è dal 2015 che a Pisa se ne discute. Ora, con i figli maggiorenni, Antonio in carcere per l’omicidio, la rettifica dello stato civile della donna doveva essere una questione di cinque minuti, non otto mesi. Peraltro il signor Logli escluso dell’eredità per legge, in ogni caso rinuncerà espressamente, non ha alcun interesse, farà un’atto formale in tal senso». Perché siamo davanti a questa contraddizione? «Il Comune non ha voluto aggiornare lo stato civile, la Prefettura non lo ha fatto, la Procura non lo ha fatto e ha chiesto al tribunale, il tribunale ora ha chiesto una memoria. Quindi per ora la Ragusa è viva». Tutto questo sta mettendo in difficoltà i figli? «Da un punto di vista pratico, senza aggiornamento stato civile non si apre la successione, lo stato di famiglia non è rettificato, i ragazzi hanno un isee alto (la madre era benestante per proprietà immobiliari e depositi bancari) ma non hanno un euro. Unica cosa che hanno ottenuto è l’accesso alle risorse per pagare regolarmente le tasse». Ritiene che ci siamo ancora dubbi su quale fine possa aver fatto la madre di Alessia e Daniele? «E’ evidente che la stessa magistratura abbia dei dubbi sulla reale fine della signora Ragusa e forse sulla colpevolezza del signor Logli Antonio. Io propendo per l’innocenza proprio perché conosco le vicende: che si sia trattato di una fuga è plausibile».