"Le persone senza permesso di soggiorno sono invisibili, ma grazie a quel piccolo foglio riacquistano la dignità". C’era anche Said Talbi alla Questura di Pisa, mentre venivano annunciati i numeri dei permessi di soggiorno che quest’anno saranno distribuiti in città. Lui, che è arrivato dalla Tunisia nascosto nella pancia di un tir oltre 20 anni fa e che, da "ragazzo in cerca di lavoro" ha fondato l’Unità migranti di Pisa (a dicembre saranno 12 anni), sa cosa significa ricevere quel foglio.
E sa anche cosa vuol dire non averlo.
"Esatto. Senza un permesso di soggiorno le persone sono completamente sconosciute: una volta ottenuto riconquistano la dignità, la possibilità di studiare, lavorare e altro. Sapere che altri cittadini sono pronti a riceverlo mi fa veramente piacere. Mi auguro che tra qualche mese le attese per riceverli si riducano".
Come si vive durante queste attese?
"Rendono la vita sospesa. La persona non sa quando potrà chiedere un lavoro, spostarsi e in generale fare una vita normale. In generale queste attese sono un periodo complicato e per noi, ogni volta che sappiamo che arrivano al termine per qualcuno, siamo felici".
Lei ha anche ricevuto la cittadinanza.
"Mi sentivo già cittadino italiano e il riconoscimento mi ha dato una spinta in più per fare il volontario e aiutare gli altri, per dimostrare che c’è speranza. Deve anche essere uno sprono a chi si comporta bene e vuole integrarsi. Sia il permesso di soggiorno che la cittadinanza sono un modo per rafforzare l’impegno verso la comunità che ti ospita, ti fa crescere e arricchire come persona".
Mar.Fer.