REDAZIONE PISA

Reati, sempre più misure alternative: "E qualcuno trova un lavoro vero"

Elena Fiorini, ufficio distrettuale di esecuzione penale esterna di Pisa: "In 5 anni utenti più che raddoppiati"

di Antonia Casini

Un’opportunità per molti. "E, grazie al lavoro di pubblica utilità, recentemente hanno trovato impiego due persone". Elena Fiorini (al centro della foto con la presidente del Tribunale Beatrice Dani) direttrice Ufficio distrettuale di esecuzione penale esterna di Pisa (Uepe), racconta i risultati di percorsi importanti per tutta la città. "Abbiamo tante storie significative, tra cui quelle di chi ringrazia l’assistente sociale per aver conosciuto realtà come quella dell’assistenza agli anziani". A parlare sono le storie, ma anche i numeri.

I cittadini che in un anno hanno usufruito della misura di comunità nel 2014 in Italia erano 71.876, nel 2023 sono stati 155.255, il trend è in crescita. Un’ascesa confermata anche nel 2024 che non si è ancora concluso. E che viene rispecchiata pure a livello locale. L’ufficio di Pisa nel 2023 ha preso in carico 2114 cittadini, sia per le misure, che per le indagini e consulenze per l’istituto penitenziario (per valutare famiglia, alloggio, lavoro). Per quanto riguarda l’impegno nel lavoro di pubblica utilità, erano 911 le persone per la zona di Pisa nel 2023, 763 l’anno prima, nel 2018 erano 433. Negli ultimi cinque anni sono più che raddoppiate.

"L’obiettivo della pena è punire, ma anche essere utile alla persona e alla comunità – spiega Fiorini – Occorre fare in modo che si applichi la restrizione della libertà, dove è prevista dalla legge, ma anche prevenire la recidiva, per una società più sicura facendo cambiare atteggiamento nei confronti delle regole. La pena deve essere occasione di rivisitare il comportamento e di instaurare relazioni positive e attività positive verso la collettività. In associazioni di volontariato come le Pubbliche assistenze e le Misericordie, si imparano anche le manovre di primo soccorsio che sono un altro valore aggiunto".

Ma quali sono gli ambiti? "Le misure alternative alla detenzione. Introdotte con la riforma dell’ordinamento penitenziario e la legge Gozzini: affidamento in prova al servizio sociale; detenzione domiciliare; semilibertà. Riguardano le persone che sono condannate al carcere entro i limiti di pena previsti dall’ordinamentro, se ci sono le condizioni e non c’è pericolosità sociale. Lavoro di pubblica utilità per i reati, per esempio, legati al codice della strada; tre la messa alla prova (entro i 4 anni di pena): persone che non hanno altri reati e che rientrano in un programma preciso tra cui il lavoro di pubblica utilità. Infine, le pene sotitutive introdotte dalla riforma Cartabia nel 2022: consentono di accorciare i tempi tra commissione del fatto e l’esecuzione della pena.