"Quell’osso non è Roberta Rispetto per la famiglia"

Parla la criminologa Anna Vagli, che fa parte del pool di esperti che si occupa delle indagini difensive per chiedere la revisione del processo ad Antonio Logli

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di Antonia Casini

PISA

La difesa di Logli invoca ‘rispetto’ per la famiglia e annuncia che la richiesta di revisione del processo sarà depositata a settembre. Dieci anni dalla scomparsa di Roberta, la mamma di Gello che svanì una notte freddissima di gennaio. Per la giustizia italiana uccisa dal marito Antonio, in quale modo non viene detto, ci sono solo ipotesi. La pena per l’ex dipendente comunale di San Giuliano è definitiva, 20 anni, dopo la sentenza della Cassazione. La sta scontando in carcere. Ma il pool difensivo è sicuro di avere elementi che possano rovesciare quel verdetto. E da mesi sta lavorando, raccogliendo anche in parte l’eredità dei suoi predecessori, a un fascicolo che mostri l’innocenza dell’uomo smontando alcuni capisaldi dell’accusa, come le testimonianze che lo hanno inchiodato: è stato già stigmatizzato il racconto del super test, un pisano ex detenuto. Numerosi, poi, i sopralluoghi nella casa della famiglia Logli dove sono stati acquisiti scritti di Roberta. L’avvocato Andrea Vernazza del foro di Genova, la dottoressa Teresa Accetta, genetista forense e la criminologa Anna Vagli spiegano che sono quasi pronti. Lo fanno commentando la notizia, un osso ritrovato sulle sponde del fiume Serchio, ripresa da alcuni settimanali in questi giorni, ma uscita a giugno scorso da La Nazione. Subito il pensiero era andato al corpo della giovane imprenditrice, mai ritrovato. Ma sembra che le prime analisi sul reperto non abbiano fornito elementi di rilievo.

Il reperto era stato rinvenuto fuori dall’acqua da una guardia zoofila Nogra (Adriano Panipucci, responsabile del Nucleo Cinofilo) mentre passeggiava con il suo cane. E le indagini erano state affidate ai carabinieri. "Siamo amareggiati per come si cerchi di speculare sulla vicenda sapendo che a casa ci sono i due figli di Roberta, Alessia e Daniele, che vengono bombardati da informazioni di questo tipo - afferma la dottoressa Vagli - Considerando, poi, che nemmeno è stato accertato che si tratti di ossa umane. Il tempo per l’esame del Dna era stato fissato in 10 giorni. Se fosse stato rilevato qualcosa di concreto, ne saremmo sicuramente al corrente". Le indagini difensive e le tempistiche. "Posso dire che la prima settimana di settembre verrà depositata l’istanza di revisione perché siamo finalmente entrati in possesso del documento che mancava per la formalizzazione del deposito. Non posso pronunciarmi adesso, ma a quel punto potremmo finalmente rivelare cosa è accaduto negli ultimi mesi. E si capirà che le notizie davvero rilevanti giuridicamente sono svelate solo quando è opportuno farlo". Poco più di un mese, quindi, per capire se davvero si possa aprire un nuovo capitolo di questa storia.