
Quando la Callas si esibì al "Verdi". E Cavaradossi rischiò di non morire
di Renzo Castelli
PISA
Il 2023 segna il centesimo anniversario dalla nascita di Maria Callas, la “divina” che i melomani considerano ancora oggi il più grande soprano del mondo. Maria Callas, scomparsa nel 1977 a Parigi dove si era ritirata in solitudine, riposa oggi a “Pere Lachaise”, uno dei cimiteri della capitale di Francia, lo stesso che ospita le ceneri di Chopin e di Jim Morrison, il leader delle band negli anni Sessanta. Nella nostra città forse alcuni ricordano la presenza al “Verdi” di una Callas ancor prima della sua definitiva affermazione, un’esibizione nella quale accadde un singolare episodio che in questo anniversario merita di essere ricordato. L’opera in cartellone al “Verdi”, nel febbraio del 1948, era “Tosca”. La cantante designata a interpretarne il ruolo femminile era Margherita Carosio la quale, però, accusò un’indisposizione. Si pensò così di sostituirla con la venticinquenne Maria Callas. La cantante statunitense (nata a Manathann ma di origine greca) era giunta da Chicago in Italia l’anno precedente, molto delusa per essere stata vittima di una truffa teatrale allorché, in occasione della rappresentazione di “Turandot” a Chicago, l’agente teatrale Eddie Bagorozy era fuggito con tutto l’incasso della serata. Ai responsabili del “Verdi” quella della Callas parve una soluzione possibile poiché la cantante era un nome già chiacchierato se non ancora affermato. Nel ruolo del pittore Mario Cavaradossi era stato ingaggiato il livornese Galliano Masini, tenore che era stato molto noto negli anni Trenta. Giunto a 52 anni, Masini stava ormai imboccando il viale del tramonto ed era perciò particolarmente sensibile al denaro. All’epoca era in uso che gli artisti venissero compensati a fine spettacolo con il denaro incassato al botteghino. Ma accadde un fatto imprevisto. Dopo la fine del secondo atto il tenore Masini fu avvicinato da una comparsa che gli rivelò di aver sentito dire in giro che il cachet quella sera non era certo. Da buon livornese Masini si inalberò moltissimo. Chiamò subito la sua innamorata (Tosca-Callas, come da copione) riferendole il rischio che incombeva sulla compagnia e proponendole di interrompere la rappresentazione se il compenso pattuito non fosse arrivato prima del terzo atto nel quale, com’è noto, Cavaradossi viene fucilato dagli sgherri di Scarpia seguito da Tosca che si getta dagli spalti di Castel Sant’Angelo. Al termine di un confronto che fu molto concitato Masini esplose con questa frase: “O Calla, ‘un son venuto a Pisa a cambià aria. Se ‘un ci pagano subito, ‘E lucevan le stelle’ ‘un gliela ‘anto… E stasera Cavaradossi ‘un moie”. Batti e ribatti la situazione venne infine appianata e “Tosca” fu un grande successo, dopo il quale il soprano iniziò un cammino inarrestabile.