
Le storiche Ilaria Cansella e Francesca Cavarocchi, coordinatrici del progetto
Restituire alle donne, la cui Resistenza è stata troppo spesso taciuta, lo spazio pubblico di riconoscimento e la gratitudine dovuta. Per questo è nato il progetto Resistenze, femminile plurale. Storie di donne in Toscana con cui hanno preso il via le celebrazioni dell’Ottantesimo della Liberazione. Per l’occasione sono state raccolte le biografie di 50 donne (cinque per ogni provincia toscana).
"Ci sono alcune decisive pagine di storia che sono state colpevolmente messe in secondo piano, sono quelle che riguardano il ruolo delle donne nella guerra di Liberazione dal nazifascismo. Il progetto rappresenta l’inizio di un percorso di recupero della loro storia che continuerà nei prossimi mesi e nei prossimi anni", affermano le storiche Ilaria Cansella, che ha coordinato il progetto della Rete Toscana degli Istituti Storici della Resistenza e Francesca Cavarocchi, dell’Università di Firenze, che ha curato il volume, pubblicato dal Consiglio regionale. Nei giorni scorsi Vannino Chiti, presidente dell’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea ha consegnato la pubblicazione nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Tra le cinquanta storie ci sono anche quelle di cinque donne pisane, raccontate dagli storici e dalle storiche della Biblioteca Franco Serantini di Pisa. Storie di coraggio e determinazione, fondamentali per svolgere il ruolo di supporto logistico alla Resistenza. Come nel caso della figlia dell’economista e sociologo cattolico Giuseppe Toniolo, la pisana Teresa Toniolo che tiene stretti collegamenti tra il Comitato di liberazione nazionale e i vari gruppi partigiani, ma svolge anche una complessa e rischiosa attività di assistenza, tra gli altri, ad ebrei, prigionieri inglesi e renitenti alla leva fascista. O come la volterrana Rossana Modesti che, insieme ad altre donne, costituisce a Volterra il Comitato femminile, con il compito di confezionare e raccogliere indumenti, soldi e viveri da inviare ai partigiani che vivono alla macchia e per le famiglie più in difficoltà; loro un volantino clandestino, un appello di genere alla mobilitazione, con il titolo Alle donne d’Italia. Fra le donne raccontate dal progetto c’è anche “Chicchi”, Teresa Mattei, pisana d’adozione nel dopoguerra, che a Firenze collaborò con i Gruppi di difesa della donna, con il Fronte della gioventù comunista e coi Gruppi di azione patriottica (Gap). Meno nota invece la vicenda di “Unica”, Giuseppina Pillitteri Garemi, che è stata l’unica donna di Pisa stabilmente in formazione con la 23° Brigata Garibaldi, nel distaccamento Nevilio Casarosa: svolge attività di dattilografa e di infermiera, mantenendo i collegamenti con il Comitato di Liberazione nazionale ed è fra i partigiani che il 2 settembre entrano a Pisa, andando incontro alle truppe alleate. C’è infine la storia drammatica di Livia Gereschi, insegnante di lingue straniere a cui la conoscenza del tedesco permette di svolgere un ruolo di interpretariato: quando durante la notte tra il 6 e il 7 agosto le truppe tedesche effettuano un rastrellamento presso Molina di Quosa, catturando circa 300 civili, Livia tenta una mediazione e, dopo lunghe trattative, riesce a ottenere il rilascio di donne e bambini; viene però trattenuta con il gruppo degli uomini e fucilata l’11 agosto 1944, in località La Sassaia, presso Massarosa.