
Il cappuccino nerazzurro
Pisa 3 giugno 2016. Il tifo è passione. Non solo quando in gico la posta è alta e l’obiettivo è un sogno cullato troppo a lungo. E’ sempre così: si cambia la moglie o il marito, ma non la squadra di calcio. Quella fede è intramontabile. E’ per sempre. E si alimenta da sola, con gesti o pensieri quotidiani. Simona Pandolfini, barista di mestiere e tifosa per passione, l’ha in qualche modo trasmessa anche ai suoi cani, come dimostrano le foto di questa pagina: «Ogni volta che ho legato la sciarpa al collo a loro due –- racconta a La Nazione – il Pisa ha vinto. Ecco perché sarà così anche inq uesta settimana. Alla vigilia del match. Il Gran giorno della finale con il Foggia. Ci credo io e ci credono anche loro. Dai ragazzi, non molliamo. Dritti fino alla fine».
Ci credono davvero anche loro, almeno a giudicare da quel modo di abbaiarea metà strada tra il divertito e il grintoso. La stessa grinta che Simone ha sfoderato, richiamando la storia medievale, in uno dei tanti post che girano sulle bacheche Facebook dei tifosi: «All’Arena domenica voglio il fossato, i coccodrilli, le spade, le armature, voglio il Medioevo. Dopo avere costruito il Duomo con i marmi saccheggiati grazie alle imprese di Costantinopoli, di Antiochia, della Laodicea, di Tiro, di San Giovanni d’Acri, di Giaffa, di Tripoli, di Alessandria e del Cairo, adesso costruiamoci la serie B».
Andrea Novelli, da Asciano, ci ha raccontato la sua vigilia con una mail a c[email protected] (e potete continuare a farlo anche voi inviandoci selfie ed emozioni, scaramazie e abitudini vincenti): «Prima di ogni partita vado a dormire indossando sempre lo stesso paio di mutande. E il girono del match consumo una colazione sempre uguale, sempre la stessa. Bevendo il caffellatte dallo stesso lato della tazza. Sarà così anche domenica prossima. E quella successiva».
E del resto il rito della colazione lo condividono in tanti: Alessandro ha postato su Fb un capuccino in tazza: niente di strano, penserete. Ma vi sbvagliate e se guardate la foto capite perché: la bevanda è rigorosamente nerazzurra, perché, dice il tifoso, «Pisa è in vetrina, allestiamola insieme: ho girato mezzo mondo ma non esiste una città che si identifichi così tanto sotto una bandiera». «E anche la passione che proviamo – conclude Alessandro – la nostra fede calcistica, non è solo il tifo per una squadra: è senso di appartenenza di un popolo, è cultura, è storia, è tradizione. Esponiamo le nostre bandiere e invitiamo tutti a farlo. Nelle strade, nei negozi, sui balconi. Pisa è in vetrina, allestiamola insieme». «Ho pianto dopo il gol di Zambrella – è il pensiero di Gabriele inviatoci per mail in redazione – ma non ho mai provato la sensazione che tutto fosse finito. Perduto. La fede non sarebbe sfumata, svanita via. Ora come allora sento l’adrenalina che cresce, ma ncano giorni e vorrei essere già allo stadio. Potessi dormire in gradinata, al mio posto di sempre, lo farei. Forza Pisa».