
Pietro al centro con la poesia a lui dedicata, il preside e i docenti del Matteotti
di Antonia Casini
PISA
Pietro ha 20 anni e, dopo il diploma, che prenderà tra pochi giorni, ha un sogno: "Un ristorante mio". Per il giovane pisano con disabilità la scuola è stata un’esperienza positiva. All’Ipsar Matteotti di Pisa "in questo anno, che si è appena concluso, abbiamo accolto 130 studenti con sostegno", spiega il dirigente scolastico, professor Salvatore Caruso. "Ma non è un’eccezione per noi che ci impegniamo nell’ambito della formazione, dell’integrazione e della promozione dell’autonomia personale". L’obiettivo "è offrire a ogni studente un ambiente capace di valorizzare le competenze, sostenere la crescita individuale e preparare al futuro lavorativo, garantendo pari opportunità a tutti".
Avevamo già raccolto il grazie all’istituto dalla mamma Cristina Masotti, insegnante della primaria. "Si parla spesso delle difficoltà tra i banchi, ma il nostro è stato un percorso positivo. Pietro adesso è autonomo ed è specializzato nella sala, grazie alla sua famiglia, ma anche a un ambiente che lo ha sempre sostenuto. Quando aveva 15 giorni ha avuto una malattia aggressiva che gli ha lasciato alcune disabilità. Gestire il quotidiano non è semplice, ma, trovando ambienti favorevoli, siamo arrivati a un bel traguardo". Il suo percorso "è stato accompagnato da un team di educatori, insegnanti e compagni di classe che hanno saputo creare un ambiente inclusivo, stimolante e rispettoso", aggiunge il preside, "la scuola ha sempre posto l’inclusione al centro della sua missione, riconoscendo e valorizzando le potenzialità di ogni studente, al di là delle difficoltà iniziali". Un cammino con tappe importanti, come quella del ristorante didattico "I Martedì del Matteotti", "serate conviviali in cui gli studenti mettono in pratica le competenze acquisite". "In una di queste occasioni, Pietro è stato immortalato in uno scatto che lo ritrae elegante, sicuro e professionale. La foto, accompagnata da una dedica del suo docente di sala, il professor Marco Farano, è stata affissa nel bar dell’istituto come simbolo dell’impegno e della passione di Pietro". Docente che gli ha anche dedicato una poesia che si conclude così: "Il suo sorriso compensa ogni suo silenzio, dà serenità come ogni suo abbraccio". Fondamentale nel percorso, la classe. "È stata determinante per il suo successo. I compagni lo hanno accolto, supportato e, soprattutto, hanno imparato da lui. Insieme hanno costruito un ambiente fondato sul rispetto, la solidarietà e la collaborazione". La mamma aveva raccontato: "La sua classe lo ha accolto e tutelato in gita, i professori sono molto attenti e anche la didattica viene svolta a seconda delle diverse capacità". Pietro parla dei suoi compagni che "sono bravi". E di quello che ha imparato a scuola, tra le altre cose, un lavoro. "Ho servito ai tavoli". Ed è questo che vorrebbe continuare a fare, nella vita, "mi piacerebbe un ristorante". Un sogno che deve diventare realtà.