Peste suina Demagogia e assurdità

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Claudio

Capecchi*

Catturare e prelevare i cinghiali che potrebbero essere portatori di peste suina, trasferirli in un’area apposita dove trascorreranno un periodo per escludere il contagio per poi consegnarli ad un’associazione ambientalista che probabilmente li libererà, è un insulto non solo a chi lavora in ambito agricolo ma anche ai cittadini. Al di là degli slogan di circostanza l’agricoltore è il più convinto ambientalista ed animalista. Le nostre richieste di gestione e contenimento nascono esclusivamente dal fatto che oggi la fauna selvatica è aumentata a dismisura provocando non pochi danni all’intero ecosistema e sempre più spesso è una minaccia per l’uomo. In merito alle vicende che hanno tenuto banco in questa calda estate e che hanno come protagonisti i cinghiali, ciò che stride, ancora una volta, è la politica dei due pesi due misure. Se da una parte vi è l’obbligo per gli allevatori di suini che hanno riscontrato un caso di Psa di bloccare le loro attività per almeno sei mesi con la macellazione cautelativa e il divieto di ripopolamento delle stalle, dall’altra si tutelano i portatori del virus non solo sborsando cifre importanti per la loro cattura ma anche per il loro futuro ristoro. La conclusione è sotto gli occhi di tutti: chi lavora in ambito agricolo deve sottostare alle decisioni di chi urla e fa demagogia, di chi non si è mai veramente voluto sedere ad un tavolo di confronto ma da sempre preferisce puntare il dito contro gli allevatori. A rendere tutto ancora più incomprensibile è che l’Istituto Superiore per la Protezione Ambientale si era pronunciato a favore dell’immediata cattura degli esemplari e della loro successiva traslocazione esclusivamente in strutture autorizzate per la macellazione. Prendiamo atto dunque che c’è una politica che preferisce tutelare i portatori di un rischio epidemiologico trascurando chi ha dedicato la sua vita alla zootecnia.

*Presidente Cia Grosseto