"Perizie più accurate e sezioni ad hoc nelle case circondariali per chi è anti sociale"

Il dottor Davide Ribechini, psichiatra forense a Pisa, affronta il rischio di aggressioni in ambito psichiatrico e propone soluzioni per proteggere operatori e pazienti. Partecipa a un gruppo di lavoro per migliorare la gestione dei disturbi mentali legati alla criminalità.

"Perizie più accurate e sezioni ad hoc nelle case circondariali per chi è anti sociale"

"Perizie più accurate e sezioni ad hoc nelle case circondariali per chi è anti sociale"

Era collega della dottoressa Barbara Capovani e lo è anche della professionista aggredita l’altra settimana da una paziente. Il dottor Davide Ribechini si occupa di psichiatria forense. Laureato e specializzato a Pisa, dal 2015 lavora nell’Spdc di Santa Chiara dove è referente dei percorsi terapeutici per pazienti autori di reato ricoverati in psichiatria.

Dottore, tra pochi giorni sarà un anno dall’omicidio della vostra collega e responsabile, Barbara Capovani, gli episodi di aggressione continuano: avete paura che possa ri succedere qualcosa di grave?

"La paura c’è sempre. Ma occorre fare una distinzione".

Quale?

"Il rischio, per quanto ci riguarda, non è eliminabile. Alcuni dei nostri pazienti, in fase acuta, possono avere anche comportamenti etero aggressivi ma sono legati alla psicopatologia. Diverse sono le persone con disturbi antisociali".

Quindi, come proteggervi?

"Un aumento di personale in certi reparti può aiutare, così come garantire nei turni la presenza di operatori (infermieristici e oss) che siano fisicamente pronti a contenere in caso di necessità. Anche chi agisce spinto dalla psicopatologia non si ferma davanti a nulla".

Una protezione in più, insomma. Ma per chi, come diceva lei è anti sociale e rifiuta le regole del vivere comune?

"Non si può psichiatrizzare sempre il comportamento umano, e non si può far passare per pazienti, ricoverandoli in Spdc, coloro che hanno solo comportamenti disturbanti. Devono essere ricoverati solo i malati".

Lei è stato invitato al tavolo tecnico per la salute mentale, nel gruppo di lavoro sulla “salute mentale in carcere e Rems”, istituito dal Ministero della Salute il 27 aprile 2023.

"Si sono già tenuti alcuni incontri e sono state buttate giù proposte da presentare in Parlamento".

L’obiettivo?

"Cercare di modificare la legge 81 del 2015 con cui sono stati chiusi gli ospedali giudiziari e aperte le Rems. Ed evitare che persone che compiono atti criminosi e hanno disturbi antisociali entrino nel circuito sanitario in modo improprio".

L’alternativa?

"Rendere meno appetibile il fatto che, a seguito di perizie che ritengono pazienti con disturbi di personalità incapaci di intendere e volere, gli stessi vengano inseriti in strutture sanitarie tipo Rems o di secondo livello. Deve permanere il sistema detentivo con sezioni ad hoc all’interno delle case circondariali. Perizie che devono essere stilate con più precisione seguendo gli articoli 88 e 89 del codice penale".

An. Cas.