
Il pastore Del Sarto (foto Valtriani)
Pisa, 19 luglio 2020 - "Milleduecento pecore finiranno al macello perché mancano pascoli e il Parco di San Rossore non ci aiuta". Chi parla è Angelo Del Sarto, un pastore di 83 anni, ultimo testimone dell’azienda agro-zootecnica che ora, dopo cinque generazioni, dovrà chiudere. Angelo alleva pecore di razza massese, in via di estinzione. Conosciuto in tutta la Toscana, pioniere dell’Associazione Allevatori Pisana, Angelo è sostenuto nella sua battaglia da Coldiretti.
"Dall’inizio degli anni 2000 – fa sapere l’associazione –, quando la tenuta fu trasferita in proprietà alla Regione Toscana, scriviamo lettere, presentiamo progetti e studi, otteniamo promesse verbali e impegni dal Parco per avere in concessione una piccola porzione da destinare al pascolo delle pecore massesi". Nessuna risposta è mai arrivata, neanche quando nel 2011, racconta Angelo, "presentammo un progetto, tutto a carico dei pastori e con il pagamento di una concessione, che, oltre all’uso dei pascoli, prevedeva la creazione di un caseificio per la produzione del pecorino e della ricotta biologica del Parco, che sarebbe servito anche come laboratorio didattico per le scolaresche. Lo stesso progetto fu presentato ad ogni avvicendamento di amministratori senza avere mai risposta".
Oggi Angelo è amareggiato e preoccupato per il destino delle sue pecore, ora ne ha 70, e per quelle del suo amico Martino Ori, morto alcuni anni fa, la cui azienda, spiega "è costretta a mandare le sue 1200 pecore al mattatoio". Tutto per mancanza di pascoli sul territorio. A questo si somma il diniego del Parco a concedere i suoi, che sarebbero eccellenti.
"Da cinque generazioni produciamo in proprio e per importanti caseifici latte e formaggi; il vero pecorino del ‘Parco’ è fra le nostre specialità – spiega Del Sarto – . La mancanza di pascoli in zona è un problema enorme, e la qualità di quelli di San Rossore è altissima, perciò chiediamo di poter utilizzare quelli della Tenuta".
Pietro, il padre di Angelo, allevava qui le sue pecore al tempo dei reali. Vittorio Emanuele III gli aveva concesso cento ettari di pascolo e Pietro Del Sarto pagava in natura: lana, agnelli e formaggio. Poi la proprietà è passata al Quirinale e Angelo ha lavorato qui fino all’epoca della presidenza di Giovanni Gronchi.
"Nel Parco sono più rispettati i cinghiali che devastano i raccolti, o i dromedari, e mancano regole sulla fauna selvatica – dice Angelo Corsetti, direttore regionale di Coldiretti –. Le pecore, fra l’altro, contribuiscono al mantenimento dei pascoli stessi, e invece c’è chi risponde che inquinano".
Il presidente del Parco di San Rossore, Giovanni Maffei Cardellini, spiega: "Abbiamo detto no per due motivi: nella Tenuta di San Rossore c’è l’azienda agricola del Parco, eccellenza del km zero e del biologico. Non è quindi possibile far pascolare animali esterni. Poi il comitato scientifico ha dato parere negativo perché dentro la Tenuta c’è un carico di animali per il pascolo tale che è impossibile pensare di accrescerlo". © RIPRODUZIONE RISERVATA