Obiettori di coscienza: in ospedale sono la metà

Ecco gli ultimi dati forniti dall’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana . Su 22 medici professionisti si attesa al 50%, sale al 53% tra il personale ostetrico

Il guanto di sfida verso Fratelli d’Italia e il loro "modello Marche", lanciato dall’influencer Chiara Ferragni, dall’alto dei suoi 28 milioni di follower, è entrato nel dibattito elettorale accendendo i riflettori sul tema dell’aborto. La luce è puntata sui dati riguardo l’obiezione di coscienza. In Italia, infatti, secondo la Relazione del ministro della Salute sull’attuazione della legge 1941978, il 69 per cento dei ginecologi italiani è obiettore di coscienza, cioè si rifiuta di praticare le interruzioni volontarie di gravidanza. Con, inoltre, tempi di attesa lunghissimi, le statistiche mettono in rilievo le controversie della legge 194 che da un lato rende legale l’aborto e dall’altro prevede la possibilità di non operare per i medici che sollevino obiezioni di coscienza. Questo aspetto della legge ha di fatto limitato il diritto ad accedere all’interruzione volontaria.

Quali sono i dati a Pisa? Secondo l’Azienda Ospedaliera Universitaria Pisana gli obiettori fra i ginecologi delle due Unità operative, ossia l’Ostetricia e Ginecologia 1 e l’Ostetricia e Ginecologia 2, sul totale di 22 professionisti è di 11, per cui il 50%. Mentre tra il personale ostetrico, su un totale di 61 persone, la percentuale di obiezione si attesta intorno al 53%. Un dato che si attesta al di sotto della media toscana: "Nelle strutture sanitarie della Toscana che praticano IVG la proporzione dell’obiezione di coscienza riguarda più della metà dei ginecologi (59,2%) – si legge nell’ultimo rapporto stilato da ARS Toscana - più di un ginecologo su due è obiettore di coscienza (il 55%). Ciononostante "I medici e le ostetriche – fanno sapere dall’Ospedale di Pisa - sono in numero adeguato a garantire il servizio in modo continuo, tutto l’anno e senza interruzioni per ferie".

Enrico Mattia Del Punta