REDAZIONE PISA

Muore a 29 anni nell’arrampicata

L’escursionista è caduto dalla parete Sant’Antone mentre stava scalando in doppia corda. Amico salvo

È scivolato ed è caduto sbattendo la testa sulla roccia. Un volo nel vuoto di 15 metri davanti agli occhi dell’amico con il quale stava scalando la parete di Sant’Antone, località Terra bruciata, nei dintorni della madonnina tanto cara a chi frequenta il Serra. È morto così Giulio Benucci: 29 anni, di Signa, una passione sconfinata per l’altezza che era diventata anche il suo mestiere con l’azienda Arboricoltura di cui era titolare. Aveva organizzato con il compagno di avventure, Andrea Cosmi 23enne di Montespertoli, un’escursione lungo la famosa falesia che attira appassionati da mezza Toscana.

Erano arrivati a Buti nella tarda mattinata di ieri. Attrezzature pronte e tanto entusiasmo per vivere una giornata a stretto contatto con la natura. Avevano scelto quella parete per una scalata in corda doppia. Giulio avanti, come capocorda, grazie alla sua comprovata esperienza. Andrea dietro, in un sali e scendi in cui si mischiano magicamente forza e capacità.

Dopo aver raggiunto l’estremità più alta della parete, l’inizio della discesa. Tutto sembrava procedere per il meglio come tante altre volte. Il destino ha cambiato i piani alle 15. Un attimo e la situazione è precipitata. Andrea da sotto ha sentito Giulio dire qualcosa, agitarsi, forse imprecare. L’attimo successivo il suo corpo è venuto giù rimbalzando. Se lo è visto scivolare accanto in una caduta senza salvezza che nessuno ha potuto arrestare. Un metro dopo l’altro nella disperazione. L’amico lo ha chiamato più volte mentre scendeva per raggiungerlo alla base della parete da dove ha lanciato l’allarme.

Dalla centrale del 118 le istruzioni – telefoniche – per provare le manovre di rianimazione sulla vittima, le cui condizioni sono apparse subito gravissime. Al 23enne l’onere di tentare, per primo, l’impossibile su quel corpo gravemente ferito, in attesa che i sanitari potessero arrivare nella zona impervia. Uno sforzo inutile, purtroppo. Nessuno ha potuto strapparlo alla morte, neppure i medici. Quando il personale del 118, la polizia municipale, i carabinieri della stazione di Buti e i vigili del fuoco di Cascina sono arrivati sul posto Andrea era sotto choc e faticava a parlare.

Non è stato semplice per la macchina dei soccorsi neppure recuperare la salma. Sono servite più di quattro ore. Data la conformità dell’area, infatti, si è reso necessario anche l’intervento della squadra Saf-Speleo alpino fluviale di Pisa, quindi la chiamata al nucleo elicotteri vigili del fuoco di Arezzo che è intervenuto nel pomeriggio con Drago 126 per recuperare Giulio ormai esanime e trasportarlo poco prima delle 19 al campo sportivo di Buti. La destinazione finale: Medicina legale per gli accertamenti che richiede il caso.

Elisa Capobianco

Luca Bongianni