Moby Prince, l’ombra della mafia

E’ l’ipotesi del libro "La strana nebbia" del giornalista pisano Federico Zatti (Rai) presentato a "Scrittori in Borgo"

Una vicenda drammatica e carica di dolore che trent’anni dopo ci lascia ancora dubbi irrisolti e interrogativi inquietanti. Tutto questo e molto altro è il disastro della Moby Prince, il traghetto andato a fuoco nel porto di Livorno dopo la collisione con la petroliera Agip Abruzzo e in cui morirono 140 persone. Federico Zatti, pisano, giornalista Rai della redazione di Uno Mattina è tornato nella sua città per presentare "La strana nebbia" (Mondadori) nella rassegna "Scrittori in Borgo" promossa dalla Libreria Ghibellina. E davanti al palco in Largo Ciro Menotti c’era davvero un gran pubblico che ha seguito con attenzione la presentazione dell’autore, intervistato dal giornalista de La Nazione Enrico Salvadori. La strana nebbia, quella che venne evocata per dare una spiegazione insieme all’errore del comandante del Moby Ugo Chessa (peraltro espertissimo) non si è diradata. Lo dice chiaramente Zatti nel suo bello, curato e documentato lavoro che sottolinea come a la verità giudiziaria emersa nei vari gradi di giudizio sia stata clamorosamente smentita dall’esito della Commissione parlamentare d’inchiesta del 2015. Ci sono troppe circostanze che a distanza di trent’anni non convincono perché frutto di ricostruzioni parziali e frettolose, di omertà da parte di tanti che sapevano e sanno cosa accadde davvero quella notte del 10 aprile 1991 che non è riconducibile alla distrazione da parte dei comandi della nave perché c’era una importante partita di calcio. Nella sua ricostruzione Federico Zatti cita documenti e atti che portano a una vendetta della Mafia contro lo Stato che anticipa solo di pochissimo tempo l’offensiva che ha la stessa matrice e colpisce a Firenze in via dei Georgofili, a Roma e a Milano. Una Mafia che ha interessi precisi per controllare l’attività a Livorno, nel secondo porto commerciale italiano, che vuole gestire il commercio del petrolio dando segnali inequivocabili a chi si oppone a questo suo disegno. Tanto è vero che poche ore dopo la tragedia di Livorno a Genova brucerà la petroliera Heaven.

E sullo sfondo delle cause che sono davvero alla base del dramma del Moby c’è anche l’attività delle cave di Carrara, un altro obiettivo strategico finito nel mirino dei mafiosi che proprio in quei mesi stanno scalando i vertici societari di grandi industrie anche nel settore lapideo. Un incidente quindi non dovuto a tante casualità quello del Moby, dove le stranezze e gli interrogativi riguardano anche quelli che l’autore chiama i miracolati. Perché sappiamo tutti che l’unico a non morire a bordo fu il mozzo Alessio Bertrand ma ci fu un altro componente dell’equipaggio che misteriosamente non salì sul traghetto all’ultimo momento in quella maledetta sera adducendo di non essere arrivato in tempo a Livorno dal Sud. Ma che in realtà sin dal mattino era stato visto in città.