Mimmo Lucano alla festa di Una città in Comune

L’ex sindaco di Riace ha chiuso la kermesse. Auletta: "Iniziato ad elaborare un programma per le prossime amministrative"

Il modello di accoglienza di Riace dell’ex sindaco Mimmo Lucano, che gli è costato per ora una condanna a oltre 13 anni di carcere con l’accusa di truffa, abuso d’ufficio e peculato, ha chiuso sabato alla Stazione Leopolda la festa di Una città in comune, tornata in presenza dopo due anni di stop e a cui hanno partecipato centinaia di persone prendendo parte a workshop e dibattiti. "Un mare di solidarietà", il titolo della festa, con prenotazione obbligatoria, e alle diverse iniziative hanno partecipato anche tante realtà associative pisane: Africa Insieme, Amnesty, Anpi, Archivi della Resistenza, Arci, Casa della donna, Cobas Scuola, Desat, El Comedor estudiantil, Emergency, Genova venti zero uno, Git-Banca etica, Greenpeace, Il Chicco di senape, Italia Cuba, Jimuel, La Comune, La Rossa, Legambiente, MicroMag Altro Tirreno, Pink riot, Un ponte per e i partiti politici Possibile e Rifondazione Comunista, che con Una città in comune costituiscono la coalizione civica della sinistra radicale rappresentata in consiglio comunale dal consigliere Ciccio Auletta. La festa, ha sottolineato Auletta, "è servita a iniziare a elaborare in modo partecipato un programma per le prossime elezioni amministrative: Una città in comune si presenterà in alternativa agli altri poli, convinta che la proposta di un municipalismo eretico e alternativo alle politiche liberiste sia sempre più necessaria e di questa azione politica è un simbolo proprio Mimmo Lucano".

L’ex sindaco calabrese ha parlato della sua vicenda giudiziaria definendola un "processo politico contro un’idea precisa di accoglienza". "A Riace - ha detto - l’accoglienza migranti era un fatto collettivo e il nostro modello è stato studiato dagli esperti di tutto il mondo. Non mi spaventa la condanna, ma la delegittimazione morale della mia persona e del mio operato per arginare un’idea collettiva. Sono pronto a rischiare il carcere per difendere i miei ideali e la mia dignità".