Si chiude anche la seconda tappa dell’inchiesta sulla "corruzione in Comune". Erano nove gli imputati, con accuse e ruoli vari davanti al giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Laghezza. Nicola Vannucci, ristoratore, ha patteggiato un anno e 10 mesi. Guido Corona, imprenditore, 1 anno e 5 mesi, Francesco Carmignani, geometra, 2 anni. Fabio Mannocci, polizia municipale, Simone Giommoni, geometra del Comune e Giovanni Costanza, agenzia immobiliare, sono stati rinviati a giudizio (da indicare ancora il collegio); Massimo Conforti, ex municipale, è stato assolto 131 bis (particolare tenuità del fatto); Luigi Pecora, ingegnere, sentenza di non luogo a procedere; Carlo Baroni, municipale, messa alla prova per 5 mesi.
L’indagine, coordinata dalla sotituta procuratrice Flavia Alemi, era partita a febbraio 2020, poco prima del lockdown. Migliaia di documenti e pratiche passate al setaccio dalla guardia di finanza a Palazzo Gambacorti.
Dopo poco più di due anni, si erano tenuti i primi patteggiamenti davanti alla giudice per l’udienza preliminare Castellano. Matteo Casarosa, ingegnere (difeso dal penalista Andrea Di Giuliomaria) aveva patteggiato 2 anni (era accusato oltre che di corruzione anche di falso), Nicola Lamacchia (seguito dagli avvocati Alberto Marchesi e Franco Mugnai), un anno e dieci mesi, e l’unico ad aver confessato - difeso dall’avvocato Simone Cagnetta - il geometra Simone Di Lupo, un anno e 8 mesi. Pene tutte sospese.
Tre i filoni: tutto era cominciato con una denuncia interna alla municipale, fatto sottolineato dal procuratore Crini durante la conferenza stampa che annunciò i primi risultati dell’operazione delle fiamme gialle. Il primo è, appunto, sui controlli della municipale che sarebbero stati anticipati ad alcuni imprenditori; il secondo, sulle presunte mazzette per agevolare pratiche in Comune; il terzo, emerso dopo, riguardava un abuso. Cinque, inizialmente, gli episodi ricostruiti e contestati dalla Procura che ha poi ampliato il caso. Tutti conosciuti i penalisti pisani impegnati nella difesa dei nove: Carlo Porcaro D’Ambrosio, Stefano Del Corso, Giovanni Frullano, Antonio e Andrea Cariello, Gabriele Dell’Unto.
Nell’ultima udienza, durante la quale si era discusso dei riti alternativi, la pm aveva ricostruito tutte le accuse con molta precisione.
"Abbiamo avuto riscontri sul campo, svolto osservazione, fatto intercettazioni telefoniche e ambientali – aveva spiegato Crini – Mettendo sotto sorveglianza l’ufficio comunale con le telecamere che hanno ripreso lo scambio in ufficio dei soldi".
An. Cas.