"Lungo i Bordi della Vita", quell’angolo di Texas nel nuovo disco di Rovini

Tutto il paese è invitato alla Galleria dei Giganti per seguire la diretta tv. Una Pasqua speciale: è l’unica località toscana in gara nella competizione.

"Lungo i Bordi della Vita", quell’angolo di Texas nel nuovo disco di Rovini

"Lungo i Bordi della Vita", quell’angolo di Texas nel nuovo disco di Rovini

C’è un angolo di Texas in Toscana. Tra Pisa e San Antonio batte il cuore degli appassionati di quella America fatta di storia di provincia, eroi di serie B, sogni e illusioni, fughe, rabbia e romanticismo. Quella piccola grande America che dalle nostre parti è arrivata negli anni Settanta con la musica e il cinema e ha messo radici così solide al punto che oggi c’è una scena italiana dell’American Music.

Tra gli “eroi” (nel vero senso del termine) di questo movimento c’è il pisano Luca Rovini (nella foto). Da anni si divide tra un mestiere per mangiare (il geometra) uno per vivere (il musicista). Titolare di una carriera ultra ventennale, iniziata nell’ultimo scorcio del secolo scorso suonando con gli amici dovunque ci fosse un palco, andata avanti tra demo-tape e autoproduzioni, per poi “esplodere” letteralmente una decina di anni fa con il primo vero disco (“Avanzi e Guai”). Da allora le uscite discografiche sono proseguite regolari ogni due o tre anni, così come i concerti e le tournée. A un certo punto è nata anche la band (”I Companeros“) che lo accompagna.

Oggi Rovini arriva alla settima prova in studio. Ed è un lavoro solido, maturo e senza sbavature: “Lungo i Bordi della Vita” (lo si compra su lucarovini.com), undici canzoni che sanno di vita vissuta senza filtri né menzogne, odorano di vero e profumano di strade, sogni, fughe e cuori infranti. Bellissimo per chi ama i cantautori; da scoprire per chi ha voglia di una voce genuina e autentica in una panorama musicale che di voci così dovrebbe averne di più. Rovini suona in modo genuino, semplice ed efficace lungo traiettorie che vanno dai cantautori di casa nostra (De Gregori, su ogni altro) ai grandi maestri americani, con un approccio che si muove disinvolto nel genere e smussando le asperità del suo rock con folk, country e blues. Ma a colpire sono soprattutto i testi. Primo per la capacità di rendere in italiano suoni e tematiche care agli autori americani. Credeteci, sono davvero in pochi in Italia a esserci riusciti in modo così compiuto e sincero. E ciò vale sia quando Rovini racconta storie di strade (“Banditi”) o di amori finiti male (“I Veli di una Donna”), ma ancor di più quando posa lo sguardo sul mondo che ci sta intorno (“Le stelle cadono”). E così, dopo aver da poco passato i cinquant’anni, questo “Lungo i Bordi della Vita” scorre via in modo piacevole e quando l’ultima traccia (“Il vento della Sera”, un torrido rock-blues che sembra uscito dalla penna di Tom Petty) svanisce viene voglia di ricominciare daccapo.

Francesco Meucci