"L’interruzione coi farmaci allargata anche ai consultori"

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Sul territorio pisano operano da cinque anni le attiviste di "Obiezione Respinta", un’associazione che è nata con lo scopo di mappare l’obiezione di coscienza a livello nazionale e che oggi supporta e accompagna le donne nel percorso di interruzione di gravidanza.

Ne abbiamo parlato con l’attivista (che lavora su Pisa) Eleonora Mizzoni.

Il 50% di ginecologi e personale ostetrico dell’Aoup è obiettore di coscienza...

"Un dato che non sembra così elevato rispetto alla media nazionale che si attesta al 69%. Tuttavia, è una media allarmante a prescindere, che rischia di incidere sulla qualità del servizio offerto alle pazienti. Quel 50% è significativo per le ricadute che può avere durante il trattamento medico, in particolare l’Ivg (interruzione volontaeria di gravidanza) farmacologica che necessita di più accessi all’ospedale, con tutto quello che ne consegue, da parte della paziente".

Quali sono i problemi più diffusi tra le donne che si rivolgono a voi?

"Di solito donne e ragazze hanno bisogno di informazioni e di essere guidate in questo percorso, nella scelta del consultorio e poi dell’ospedale dove è possibile accedere all’interruzione di gravidanza con meno rischio di imbattersi in qualche medico obiettore di coscienza. Di solito un altro grande ostacolo è doversi spostare in un’altra città per accedere all’Igv".

Cosa si può fare per rendere l’aborto più accessibile?

"Un primo passo potrebbe essere quello di estendere ai consultori la possibilità di effettuare l’Ivg farmacologica, in modo da offrire un servizio sanitario di prossimità presente anche nei quartiere per rendere l’aborto raggiungibile e accessibile a tutte. L’obiezione di coscienza peserebbe meno sulle spalle delle donne e i medici non obiettori non dovrebbero sopperire all’inadempienza dei colleghi obiettori. Garantire l’accesso sicuro e gratuito all’aborto vuol dire proteggere la vita e la salute di tutte le donne".

Ilaria Vallerini