di Maria Cristina Capaccioli
PISA
Fidarsi dell’altro. La base di ogni relazione sana. Poi magari la considerazione spassionata fra se’ e se’: che problema sarà mai condividere una password se si vive una relazione che procede a gonfie vele? Questa una delle dinamiche affrontate da Chiara Marando, commissario capo e funzionario del Centro operativo della sicurezza cibernetica con consigli tecnico-pratici in occasione del convegno organizzato a Pisa sulle immagini come strumento di violenza da parte del Comitato Pari Opportunità dell’Ordine degli Avvocati di Pisa.
Spesso siamo convinte che "noi non ci non troveremo mai in situazioni di quel tipo". Poi, però, cosa succede?
"Il problema è proprio questo: spesso donne e ragazze inviano foto in buona fede perché si fidano. Però non si riflette abbastanza sul fatto che quando certi contenuti vengono inviati, magari in momenti in cui va tutto bene, escono dal controllo dell’interessata e non si può più fermare la condivisione".
Quale è il fenomeno più allarmante?
"Relativamente alle donne revenge porn e stalking tramite i social. In Toscana nel 2023 ci sono stati 29 casi di codice rosso e nel 2024 il fenomeno è in aumento. I casi sono 31".
Come ci si tutela?
"Anzitutto evitare di condividere foto intime, anche parziali. Poi è bene scegliere autonomamente le password e limitare il più possibile l’accesso esterno ai cellulari. Se riceviamo in regalo un dispositivo, le password devono essere reimpostate personalmente oppure, se il cellulare non viene usato, scegliere una modalità di standby che chieda il codice di accesso dopo un periodo di tempo ridotto. Non deve essere possibile rilevare la posizione di h24".
Cioè?
"Ci sono applicazioni legali, facilmente scaricabili e gratis, usate di solito per il parental control, che rilevano la posizione costantemente. Purtroppo possono essere usate anche in maniera impropria da chi può controllare la posizione ed entrare in possesso dei contenuti del cellulare. A volte capita anche che la posizione rilevata si blocchi e l’aggressore pensi al peggio mettendo in atto comportamenti aggressivi".
Come avviene l’installazione?
"Serve un accesso fisico al cellulare. Queste app non si scaricano da remoto, ma consultando l’elenco delle applicazioni scaricate non è sempre facile riconoscerle. Colpisce che non vengono scaricate a insaputa della vittima: spesso c’è consenso. Viene vissuto come un moto di condivisione. E’ un problema culturale: è necessario sensibilizzare le donne che la fiducia è importante, ma anche l’indipendenza".
Come altro può proteggersi una vittima?
"Oltre a disattivare la geolocalizzazione ed evitare di condividere foto intime, c’è anche la figura del garante della privacy".