Le "mucche ribelli" di Palaia cercano casa per continuare a vivere libere

Posta del sindaco intasata dai volontari e dagli animalisti che ne chiedono il trasferimento in un luogo sicuro o la recinzione del pascolo purché restino libere. Appello per cercare una fattoria vegan che le possa ospitare, pronti gli aiuti per il mantenimento

Le mucche ribelli di Palaia

Le mucche ribelli di Palaia

PIsa 7 ottobre 2020 - Le  mucche ribelli di Palaia, nate libere, cercano casa. Nell’antico borgo pisano, vivono libere tre vitelle scampate al macello.  In realtà vivevano già allo stato brado in Sicilia, ma sono state prese e portate in Toscana per finire in un allevamento da carne. Ma, direbbe qualcuno, se sei nata libera è difficile tenerti legata.

E infatti sono riuscite a fuggire e ora vivono nei dintorni di Palaia nel pisano. La loro presenza però è stata notata e ha cominciato a dare preoccupazioni perché accanto al loro pascolo passa una strada statale. Sono in molti a pensare che potrebbero essere un pericolo per se stesse e per gli automobilisti in transito nel caso invadessero la strada e così il sindaco Marco Gherardini ha emesso un’ordinanza per la loro cattura.  Nel frattempo è nato un gruppo di volontari che stanno cercando una nuova “casa” a questi animali per evitare che siano destinati di nuovo al macello, per evitare che l’ordinanza di cattura si trasformi in ordinanza di abbattimento.

Il Comune di Palaia ha concesso il tempo necessario per trovare un posto sicuro, il proprietario è disposto a cederle gratuitamente al gruppo solidale, si è fatto avanti un trasportatore disposto a prenderle e a portarle nella loro nuova casa senza chiedere nulla entro i 15 km e il gruppo di supporto è disponibile ad aiutare con un piccolo contributo mensile per il mantenimento, ma ancora non c’è un posto dove portarle. Dopo l’appello a scrivere ai sindaci di Palaia e Peccioli, le caselle postali dei due Comuni sono state intasate, il sindaco di Palaia è favorevole al trasferimento  ma quello che serve è trovare un privato o un’azienda agricola o agriturismo preferibilmente vegan che possa accoglierle senza sfruttarle perché i rifugi e i santuari per animali oltre a essere pieni hanno comunque bisogno di sostegni economici. A coordinare la ricerca infatti è un rifugio aretino, la Agripunk Onlus di Ambra (Bucine), rinato da un ex allevamento intensivo di tacchini, e chi volesse farsi avanti e dare una mano può scrivere a [email protected].