
Carolina
Chiellini*
Le microalghe sono microrganismi fotosintetici unicellulari che si trovano in tutti gli ambienti nel nostro Pianeta. Le microalghe si distribuiscono sia tra i microrganismi eucarioti, ovvero quelli la cui struttura cellulare è più simile a quella delle piante terrestri, e microrganismi procarioti, ovvero cianobatteri. Esattamente come le piante, le microalghe possono fare la fotosintesi, e per questo motivo possono essere considerate il più grande gruppo di produttori primari di biomassa; si stima che siano responsabili di circa il 32% della fotosintesi globale. Molti studi hanno dimostrato che le microalghe possono crescere nelle acque reflue sia di origine domestica che industriale. Il loro utilizzo per il trattamento di acque reflue si è ampiamente sviluppato nel corso degli ultimi decenni, grazie anche allo sviluppo di tecnologie di coltura sempre più all’avanguardia, e alla progettazione di fotobioreattori che ottimizzano il processo di rimozione di sostanze inquinanti. Le microalghe producono ossigeno e sequestrano il carbonio, incrementando la loro popolazione, che, a sua volta, può essere riutilizzata per nuovi processi di depurazione. Studi recenti dell’Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Pisa, in collaborazione col Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro Ambientali dell’Università di Pisa, hanno esplorato la possibilità di utilizzare le microalghe per la decontaminazione di acque reflue derivanti da processi di produzione di prodotti alimentari, come ad esempio l’olio di oliva, ma anche di acque reflue arricchite in mozziconi di sigaretta, aprendo nuove prospettive per l’applicazione di questa tecnologia su larga scala, per ridurre l’inquinamento delle acque, ma anche delle nostre città.
*Ricercatrice Istituto
di Biologia e Biotecnologia Agraria del Cnr di Pisa