La (vera) storia di San Ranieri, dalla gioventù dissoluta al mignolo tagliato

Intervista a Francesco Mallegni, antropologo, docente dell’Università di Pisa e ora direttore del Museo Archeologico e dell’Uomo "Alberto Carlo Blanc" di Viareggio

La Luminara di San Ranieri, edizione 2015 (foto Salvini)

La Luminara di San Ranieri, edizione 2015 (foto Salvini)

Pisa, 16 giugno 2015 - ­ Come santo è un po' chiaccherato. Da una parte perché si racconta di 'stravizi' durante la sua giovinezza. Dall'altra per la storia di quel dito tagliato dopo essere stato sorpreso a rubare formaggio. E' vero che lui, Ranieri Scaccieri, figlio di Gandolfo e Mingarda, quel formaggio lo sottraeva ai ricchi per darlo ai poveri, ma di certo l'episodio, vero o falso che sia, gli è valso quell'epiteto di patrono dei ladri che non fa davvero piacere a nessuno. Comunque, non si può dire che i pisani abbiano mai fatto molto caso a queste leggende e si sono scelti San Ranieri come patrono al posto del più blasonato San Sisto, 'reo' di non aver loro saputo evitare la pesante sconfitta della Meloria contro la flotta genovese. Era il 6 agosto 1284 e il vecchio patrono fu 'ripudiato' e sostituito con il più casereccio San Ranieri, morto in odore santità il 17 giugno 1161, mentre tutte le campane delle chiese di Pisa si misero a suonare da sole, perché tutti sapessero della grave perdita. Da allora i pisani gli sono sempre stati fedeli e a partire dal 1689, anno in cui il suo corpo fu collocato sull'altare maggiore del Duomo, la sera del 16 giugno, notte precedente alla sua morte, lo omaggiano con migliaia di lumini accesi sui lungarni. E lui si fa vivo ogni volta con una burrasca, non si sa se di ringraziamento per gli onori tributati o di minaccia contro il maltrattamento della città, che forse non riesce ad andargli giù. Comunque il sodalizio tra lui e i pisani continua, e come sempre anche quest'anno la burrasca ha lasciato il posto ad una bella serata perchè la festa potesse svolgersi senza disturbi. Ma chi era davvero San Ranieri? Fino a che punto arriva la storia e quando comincia la leggenda? Lo abbiamo chiesto a Francesco Mallegni, antropologo, docente dell’Università di Pisa e ora direttore del Museo Archeologico e dell’Uomo "Alberto Carlo Blanc" di Viareggio. Lui ha il potere di far parlare gli scheletri e, da Sant' Antonio al conte Ugolino, da Pico della Mirandola a Luigi Boccherini fino ad Arrigo VII, li ha interrogati tutti. Anche San Ranieri ha parlato, costretto dalle sue domande insistenti, permettendoci di conoscere qualcosa in più della sua vita. ­

Professor Mallegni, ci descriva San Ranieri. Com' era fisicamente?

"Un bell'uomo, alto all'incira 1,70, con gambe robuste, ben equilibrate". ­

E il volto?

"Aveva caratteri molto decisi, con arcate sopracigliari evidenti e un mento squadrato. Per la verità la ricostruzione fisiognomica ci ha restituito un volto virile, ma non bello, tanto che per renderlo più gradevole abbiamo aggiunto la barba, che d'altronde lui sembra aver realmente portato".

­E' vero che era uno 'scavezzacollo'?

"Il suo biografo ci racconta che suonava uno strumento a corda e che amava folleggiare. Probabilmente le donne e il vino erano i suoi passatempi preferiti. Ma non c'è niente che lo possa dimostrare. Ciò che abbiamo visto chiaramente è che in giovane età Ranieri ha avuto due forti colpi sulla testa, uno sopra l'occhio e l'altro nel punto dove inizia il cuoio capelluto. Quest' ultimo fu così violento che portò via anche un pezzo di osso del cranio, poi ricresciuto. L'agiografo sostiene che sarebbe stato il diavolo a tirargli delle sassate mentre lui pregava nel deserto. Ma come scienziato non posso certo crederci. Si tratta invece di ferite avute in giovane età, molto probabilmente riconducibili ad un duello". ­

Poi, però, Ranieri si pentì della sua vita dissoluta, rinunciò alle sue ricchezze e andò in Terra Santa, dove, pare, fece alcuni miracoli, anche se non si sa bene quali...

"Sì, questo è ciò che ci tramanda il suo biografo. A farlo ravvedere fu l'incontro con un eremita, tal Alberto Leccapecore, ex cavaliere corso, che predicava nell'area dell'attuale Cisanello. Dopo il pentimento, però, si dice che Ranieri non riuscisse a confessarsi perché aveva commesso un peccato troppo grosso. Peccato che poi avrebbe confessato nella chiesa di San Martino, ma che ai posteri non è mai stato raccontato. Probabilmente è collegato a quelle due ferite sulla testa. Forse durante quel duello lui aveva ucciso qualcuno".

Ma la storia del mignolo tagliato perché rubava è vera?

"E' vero che il mignolo era tagliato, ma è anche vero che al suo posto c'erano dei fili, segno che lo avevano asportato quando era già morto per farne reliquie...".