REDAZIONE PISA

La parrocchia vende i locali Chiude l’Acli di Marina

La chiesa di Santa Maria Ausiliatrice ha accumulato debiti per un milione di euro e deve far cassa. ‘Sfratto’ al circolo dopo 70 anni appena festeggiati

La parrocchia vende i locali Chiude l’Acli di Marina

di Gabriele Masiero

MARINA DI PISA

Due giorni di festeggiamenti per i 70 anni del circolo eppure il destino era già segnato. L’8 e il 9 luglio scorsi Marina di Pisa ha celebrato in pompa magna il compleanno del circolo Acli Don Bosco di via Ivizza con un via vai di autorità, civili e religiose, sette mesi dopo lo stesso circolo "muore" in silenzio. Nel dolore dei suoi soci, ma senza che nessuno sembri interessato più di tanto a parlarne. Già, il 4 marzo, dopo 70 anni di onoratissima carriera, questo luogo di socialità frequentato da generazioni di marinesi, e non solo, chiude per sempre. La parrocchia di Santa Maria Ausiliatrice, proprietaria dei locali, ha deciso di vendere per far fronte, almeno in parte, alla montagna di debiti accumulati (non dal circolo, fate attenzione) negli ultimi trent’anni.

Un milione di euro o giù di lì di indebitamento divenuto ormai insostenibile. E così anche il circolo, che come tale funzionava, senza scorciatoie fiscali deve arrendersi al dio denaro. E a una richiesta di affitto economicamente non sostenibile. Con buona pace per San Giovanni Bosco che diceva "Dammi le anime e prenditi tutto il resto". Al circolo "Don Bosco" un martedì pomeriggio qualunque di febbraio, quando Marina è illuminata dal sole di un freddo pomeriggio invernale, ti accoglie il cartello "Ingresso riservato ai soli soci". E dietro la porta a vetri è esattamente così: ma è un piccolo mondo antico. All’interno ci sono solo i soci, che volontariamente mandano avanti il bar solo per gli iscritti, altri leggono i giornali, altri sono impegnati in avvincenti sfide di Scala 40. Anche i ragazzini giocano a carte. entrano alla spicciolata. Salutano con educazione. Sorpresi dalla presenza di cronista e fotografo: "Dove andremo quando questo posto sarà chiuso?". "Qui ci siamo cresciuti - dice il 19enne Savio Amaro - e ora non sappiamo dove andare perché non c’è sul litorale un altro posto come questo e neppure a Pisa". Dove si gioca e si accoglie, senza chiedere nulla in cambio. Dove la parola d’ordine è socialità e non lucro. Dove non si offrono servizi, ma una sedia, le carte e qualche gioco da tavolo: "La politica qui dentro ci entra solo nelle chiacchiere tra amici - ammette Francesco Lepri, socio e consigliere del circolo - e non è quella dei partiti. Ma quella che si interessa al sociale, che mette insieme comunisti e cristiani nello spirito salesiano di esserci al servizio degli altri. Qui non si fa il tifo per qualcuno, si ragiona di ciò che può essere un bene per tutti". "E’ una vergogna che il vescovo abbia deciso di chiudere questo posto - sbotta Franco Romagnoli, in tasca la tessera numero 63 delle Acli da alcuni decenni - preferendo vendere questi spazi per farci costruire villette. Evidentemente la Chiesa preferisce curare il portafoglio, piuttosto che le anime".

E la struttura provinciale delle Acli, con il presidente Andrea Valente e il suo predecessore Paolo Martinelli, oggi candidato sindaco del centrosinistra, che hanno fatto per evitarlo? "Ho 33 anni e vengo qui da quando ne avevo 15 - allarga le braccia Enrico Marchesi - loro sanno tutto ma evidentemente neppure loro sono riusciti a fare leva sulla curia. Ma è inaccettabile ucciderci per questioni di soldi. Perché di questo si tratta". Ha il nodo in golo Ennio Taccini, 87 anni revisore dei conti del circolo "socio da quando ne avevo 17: paghiamo con regolarità tutte le utenze, da sempre garantiamo un luogo di socialità a nostre spese, la chiusura è una storia triste". "Ciao presidente", ammicca un signore. "Buonasera pres", dice un ragazzo. Resta in disparte tra le nuvole di fumo delle sue sigarette il presidente Pietro Magli sei mandati per trent’anni di servizio. Lui con La Nazione non se l’è proprio sentita di parlare.