CARLO BARONI
Cronaca

La lettera di Logli alla moglie Roberta. "Torna dai tuoi figli"

Antonio Logli scrive dal carcere al settimanale "Giallo" e lancia un appello: "Temo per lei dal giorno della scomparsa. Spero sempre che sia viva"

Pisa, 19 novembre 2020 - Dal carcere, dove sta scontando la condanna a vent’anni di reclusione per l’omicidio e la distruzione del cadavere della moglie, Roberta Ragusa, Antonio Logli continua la sua battaglia e parla ancora, quasi a compensare quel lungo silenzio mantenuto per anni durante i processi. Oggi "Giallo" – il settimanale diretto da Andrea Biavardi (Cairo editore) – manda in edicola un’altra esclusiva sul caso Ragusa. Una lunga lettera ricevuta da Antonio Logli che lancia un appello proprio a quella donna per la cui scomparsa lui è rinchiuso in una cella: "Roberta torna a casa".

E’ una sorta di lungo sfogo quello di Logli – assistito dalla criminologa Anna Vagli e dall’avvocato Simone Giordano che punta ad ottenere la revisione del processo – e tocca tanti aspetti: dalla detenzione, al voler far sapere a tutti che lui è innocente, alla sfera familiare che ha ancora bisogno di Roberta, perché ci sono Alessia e Daniele, in particolare, che hanno bisogno della loro madre: "Mi hanno dipinto come un mostro e continuano a farlo. Ma non tengono conto che sono stato il primo ad essere preoccupato per la sorte di Roberta e lo sono tutt’oggi". Certo, c’è Sara Calzolaio, oggi fidanzata e, all’epoca del fatto amante segreta (quella relazione, per gli inquirenti, sarebbe stata la scintilla del delitto), ma questo aspetto per Logli non cambia il suo pensiero su tutta questa storia maledetta: "E’ vero che ho una compagna, ma ciò non toglie che a lei, Roberta, voglio un bene dell’anima". Poi aggiunge di temere ancora per la moglie sparita nel nulla, e spera che sia viva e: "che non ci sia nessuno che le impedisca di tornare".

Al di là di quello che hanno scritto le sentenze, Logli grida che lui non c’entra nulla. E che il copione accusatorio che l’ha portato alla condanna definitiva, di fatto, racconterebbe una storia che a lui non appartiene. L’aveva, in parte, detto anche qualche settimana fa quando attaccò la testimonianza chiave di tutta l’inchiesta quella del giostraio Loris Gozi ribadendo che lui, quella notte, era a letto: "non sono uscito". Mentre il testimone lo ha collocato da un’altra parte, in strada, in macchina, a fare spenti. Aggiungendo poi che dopo un po’ vide una scena di un uomo e una donna che litigavano. Quell’attacco a Gozi, ha significato una querela per Logli che aveva definito quella testimonianza falsa. E nella lettera a "Giallo" il marito di Roberta Ragusa parla anche di questo: "non ho mai offeso né denigrato la sua persona. Mi sono soltanto limitato a ribadire la mia innocenza. Io quella sera non c’ero". E aggiunge: "La cosa che è più strana è che non ha nemmeno mai riconosciuto Roberta nella donna che dice di aver visto con me". Il mistero di Gello torna prepotentemente, sotto i riflettori e nelle case degli italiani. Prima per la determinazione con cui Logli dice di voler arrivare ad un nuovo processo, poi per l’annuncio delle nozze in carcere con la Calzolaio che hanno riacceso anche il clima di tensione con le cugine della mamma scomparsa. Ma sulla sfondo e al centro di tutto c’è sempre lei, Roberta, la donna che non si trova, le cui tracce si perdono la stessa notte in cui la Concordia s’incagliò al Giglio e che per la giustizia ha ucciso lui, Antonio Logli, al culmine di un litigio per poi distruggerne o occultarne il cadavere.

Avvistamenti e segnalazioni che si sono succeduti in questi anni si sono sempre rivelati false piste per gli inquirenti il cui lavoro, stringendo il cerchio attorno al marito, è stato il perno di tre sentenze di condanna per Logli. Che ora, da una cella, si appella direttamente a lei, a Roberta, chiedendole di tornare: "noi l’aspettiamo e tutto si risolverebbe". Ma in quest’attesa lavora per trovare una strada affinché la giustizia torni sui suoi passi, e si dice fiducioso che fuori ci siano persone che possono aiutarlo ad uscire dall’incubo di restare recluso vent’anni: "tutti devono sapere che sono innocente". Può esserci un’altro copione del giallo di Roberta Ragusa? Logli ci prova. E fidanzata e figli sono con lui. Ma ci vogliono nuove prove.