A giugno c’era stata la sentenza di appello per l’incendio che devastò il Monte Pisano. I giudici si sono presi altri tre mesi per le motivazioni che arriveranno probabilmente entro l’anno. La pena in secondo grado è stata ridotta a 10 anni (in primo, l’imputato era stato condannato a 12, presidente Beatrice Dani, a latere Grieco e Iadaresta). Il reato di disastro ambientale è stato ‘assorbito’ in quello di incendio boschivo, accolta quindi una delle istanze della difesa. Si attendono i motivi del secondo verdetto sulla vicenda. Giacomo Franceschi, ex volontario dell’Aib di Calci, è l’unico imputato per il maxi rogo sul Monte Pisano nel 2018. L’incendio del 24 settembre di sei anni fa distrusse quasi 1400 ettari di vegetazione. Undici le case colpite (cinque distrutte) in quell’evento, 700 le persone evacuate tra Montemagno e Noce. Numerose le parti civili in primo grado, non tutte si sono costituite in appello: l’associazione Gva (10mila euro la provvisionale), di cui Franceschi faceva parte; i Comuni danneggiati, quelli di Calci e Buti (quest’ultimo ha rinunciato alla richiesta in favore degli altri) attraverso la penalista Laura Antonelli; il Comune di Vicopisano (100mila euro) assistito da Silvia Fulceri e la onlus ambientalista "Lega per l’abolizione della caccia" (5mila) rappresentata dal legale Valentina Angelini.
Anche in Tribunale a Firenze, Franceschi è stato tutelato dal penalista pisano Mario De Giorgio che leggerà le motivazioni per poi presentare ricorso in Cassazione. I giudici si erano presi 90 giorni, ma evidentemente hanno ritenuto che fosse necessario altro tempo. "Quella sera non ero sul Serra, ma a casa", si è difeso in aula davanti ai giudici pisani, aggiungendo "sono salito sul monte solo dopo l’incendio". Il legale aveva chiesto per lui una sentenza di assoluzione, per mancanza della certezza della responsabilità.
An. Cas.