"La città è divisa in quattro Non c’è nulla di scontato"

Adriano Fabris, ordinario di filosofia morale di Unipi, fa il punto sul voto pisano: "La vera spaccatura è tra chi ha votato e chi no. Travasi? Non contiamoci".

La città non è spaccata in due come un mela ma è spaccata in quattro. Nessun travaso di voti deve essere dato per scontato così come in questa fase di ballottaggio, meglio i volantini dei social. Sono queste, alcune considerazioni sulla campagna elettorale e sul voto amministrativo che fa Adriano Fabris professore ordinario di Filosofia morale di Unipi dove insegna anche Filosofia delle religioni ed Etica della comunicazione.

Tremila voti separano Martinelli da Conti. La città è spaccata in due?

"Pisa è spaccata in quattro. Sì c’è una spaccatura tra i due candidati, spaccatura di soli 3mila voti. Questa è un’anomalia per Pisa. L’altra spaccatura però è tra chi ha votato e chi no. L’astensionismo è il vero problema. Pisa ha sempre avuto una grandissima tradizione di partecipazione politica. Non è più così. Già in precedenza, l’astensione era al 56% ora siamo al 58%". Le liste civiche dei due candidati non hanno colmato la disaffezione ai partiti?

"Permettetemi una digressione. Il movimento 5S ha funzionato alle amministrative finché è rimasto movimento. Partiva dal basso ed intercettava con nuovi metodi vecchie esigenze. Poi si è istituzionalizzato. È diventato comunque qualcosa di partitico. I candidati a sindaco, ora creano liste civiche: dentro ci sono quelli che si chiamavo esponenti della società civile quindi esponenti del mondo del lavoro, dell’associazionismo, dello sport; insomma nessuno è ufficialmente un uomo di apparato partitico. Ma gli elettori non sono nati proprio ieri, hanno capito l’andazzo e l’escamotage usato dai partiti, un espediente del tutto lecito e fatto in buona fede. Gli elettori sanno benissimo che dietro ai "civici" ci sono i partiti. Per cui la disaffezione alla politica-partitica non la si recupera così. I dati lo testimoniano".

Il fuoco messo in campo a livello comunicativo è stato forte. Siti web, "paginate" social, newsletter, sondaggi online. Tanto tanto digital-virtuale.

"Ma poi si torna alla vecchia carta. Allo zainetto pieno di volantini. Ed è bene così. La politica vuole il porta a porta. I social vanno bene per fare rete ma quando si tratta di interazione, di confronto vero, ci vuole il faccia a faccia, ci vuole il porta a porta. La politica, alla fine, e soprattutto in questa fase, necessita di un confronto vero e capillare. I partiti e le liste civiche radicate nel territorio lo sanno e lo fanno. Gli altri non possono recuperare il territorio in poco tempo".

Si parla di "travaso". La contesa è sui 3mila voti circa.

"Il travaso da Ciccio Auletta, dal suo bacino di elettori non è scontato. Non lo è per nulla. Non saprei cosa altro aggiungere se non che, essendo così ridotto lo scarto tra i due candidati rimasti, anche dopo il ballottaggio ci possano essere ulteriori sviluppi".

Per la prima volta l’Università ha aperto le sue porte ad un confronto con i candidati.

"Questa cosa è stata straordinaria. Il rettore ha interpretato e colto in pieno la nostra terza missione e cioè l’interazione ed il nostro coinvolgimento col tessuto sociale del territorio".

Carlo Venturini