"Io sono autonomo dai partiti La città deve ripartire dagli utimi"

La prima del candidato Martinelli davanti a duecento persone: "Voglio parlare con tutti senza preclusioni"

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di Gabriele Masiero

L’autonomia dai partiti e l’appello ai cittadini "a non essere solo utenti di servizi, ma generativi nelle proposte e nella partecipazione". La prima di Paolo Martinelli, candidato sindaco 39enne del centrosinistra alla Leopolda non è stato un bagno di folla e neppure lo avevano preventivato i suoi visto che nella sala grande della casa delle associazioni c’erano 200 sedie (tutte occupate con alcune decine di persone in piedi): tre quarti d’ora di intervista condotta dal regista e drammaturgo Franco Farina, durante la quale si è parlato molto di Paolo e assai meno di Martinelli, inteso come politico. Del resto il richiamo all’autonomia, scandito anche nell’unico breve momento concesso alle domande dei cronisti, è stato il refrain della serata: "Per accettare di candidarmi - ha detto l’ex presidente provinciale delle Acli - avevo posto alcune precondizioni: autonomia e allargamento della coalizione. Autonomia perché non sono il candidato di qualcuna delle forze politiche che mi sostengono ma di tutti e per questo presto presenterò una mia lista civica".

Il civismo sarà anche lo strumento, ha poi spiegato, "per allargare il consenso e convincere i tanti che non votano perché non pensano più che la politica sia decisiva nella loro vita a tornare a impegnarsi e a prendere parte: per farlo è necessario parlare con tutti senza alcuna preclusione e coinvolgere i cittadini". L’unica altra concessione alla politica, nelle domande di Farina, è perché i partiti lo abbiano scelto come candidato: "Credo che i partiti - è stata la risposta di Martinelli - cercassero qualcuno che rompesse gli schemi. Sono una persona un po’ meticcia che si è messa in gioco per riuscire a valorizzare tutte le energie che ci sono in mezzo alla società. E penso che il metodo che abbiamo scelto debba proseguire: per questo ripartiamo dalle Officine Pisa del cantiere aperto coordinate dai professori Andrea Bonaccorsi e Andrea Piccaluga che integrerò con altri due docenti, Federico Russo e Tommaso Greco, per costituire un luogo di confronto e di sintesi politica delle istanze dei partiti". Poi il candidato di Pd, Sinistra ItalianaVerdi, Sce e +Europa (ai quali presto potrebbe aggiungersi il M5S) ha detto di avere scelto la Leopolda per la sua presentazione perché "è una stazione, un luogo di partenza e arrivo, un luogo di scambio dove le persone si incontrano: è la casa delle associazioni, uno spazio a servizio della città, purtroppo recentemente messo in difficoltà con un metodo non edificante e quell’approccio non ha nulla a che vedere con noi".

La Pisa del 2035, ha aggiunto, "mi piace pensarla come una città dove i miei bimbi (i tre figli erano seduti in prima fila insieme alla mamma Federica, ndr) possono studiare ma che non necessariamente dopo lo studio debbano abbandonarla, ma che potranno restare a lavorare qui perché è una città fonte di opportunità e di generatività per rimettere in connessione le diverse energie che la animano"". Partendo dal basso. "Per voltare pagina - ha concluso - puntiamo su tre filoni: ripartire dagli ultimi (stop alla politica dei bonus per ampliare i servizi), dalla valorizzazione delle persone e restituire alla città una visione di speranza perché oggi è isolata dal resto dell’area vasta e per farlo è necessario saper ascoltare e coinvolgere i tanti non pisani che frequentano Pisa, a cominciare dagli studenti e dalle comunità migranti che devono partecipare ai processi decisionali".