
"Infezioni ospedaliere. La pandemia negletta. Servono subito risorse e formazione di medici"
di Gabriele Masiero
PISA
"Quella delle infezioni ospedaliere è una pandemia negletta, che in Italia fa 11 mila morti l’anno e che richiederebbe maggiore attenzione dalle istituzioni e dal sistema sanitario nazionale. Ma anche il Covid, che pure è sconfitto e sotto controllo, non deve essere dimenticato e per questo è necessario che riparta al più presto la campagna vaccinale". Parola di Francesco Menichetti, ex primario di malattie infettive e presidente del Gisa, il Gruppo italiano per la stewardship antimicrobica, che oggi e domani a Pisa, presso l’auditorium della Camera di commercio, celebra il sesto congresso nazionale, con un focus su Hiv ed epatite. Professore, contro le morti per infezioni da germi resistenti che cosa si può fare? "Allocare risorse adeguate e formare il personale ad affrontare questa battaglia. Penso che il dipartimento regionale di sanità dovrebbe dunque stanziare fondi ad hoc per formare il personale sanitario che è in contatto con i pazienti per ridurre al minimo il rischio di contagio da germi resistenti. Per questo è necessario redigere programmi e protocolli attuativi che ancora non ci sono e infatti queste infezioni si continuano a contrarre in ambito ospedaliero con una mortalità molto alta". Nel corso del congresso nazionale si farà anche il punto della situazione sul Covid e sull’Hiv. "La pandemia è sconfitta e sotto controllo, ma il Covid non è finito perché le varianti Omicron sono ancora enormemente diffuse ma fortunatamente hanno una patogenicità più bassa grazie all’immunizzazione di massa. Tuttavia è necessario far ripartire al più presto la campagna vaccinale, che invece stenta a decollare, per continuare a tenere alta la guardia. Prima di tutto occorre garantire una copertura vaccinale la più alta possibile dei soggetti anziani e fragili. E a seguire tutto il resto della popolazione. Pertanto è consigliabile assumere, anche contestualmente, sia il richiamo del vaccino anti Covid che la vaccinazione antinfluenzale". E per quanto riguarda l’Aids al quale ieri avete dedicato un focus sulle recenti terapie? "Abbiamo parlato dell’offerta assistenziale ai pazienti con Hiv nel post Covid. Quella dell’Aids è la terza pandemia iniziata cinquant’anni fa e oggi sostanzialmente dimenticata, ma ancora esistente. Perché non c’è un vaccino, né esistono farmaci capaci di eradicare il virus. Tuttavia esistono cure che consentono ai soggetti infetti di condurre una vita sostanzialmente normale e di non diffondere la malattia. Non solo le cure di oggi permettono anche di vivere a lungo anche a chi ha contratto il virus. Il nostro focus, però, ha anche affrontato il tema dell’impatto delle nuovi opzioni terapeutiche nel trattamento dell’infezione e di quali strategie andranno considerate preferenziali nelle diverse classi di pazienti, in accordo alla carica virale e allo stato di immunocompromissione. Insomma abbiamo scattato una fotografia di oggi per declinare le migliori scelte possibili nelle cure".