REDAZIONE PISA

Inchiesta su soldi riciclati in bar e pizzerie: assolti. Condanne per bancarotta

Inchiesta su soldi riciclati in bar e pizzerie: assolti. Condanne per bancarotta

La fine, dopo quasi 10 anni dall’inchiesta sui soldi che sarebbero stati riciclati in bar e pizzeria del territorio. Ieri è stato il giorno della sentenza su un caso partito nel 2010. Nel 2017 è cominciato il dibattimento. La difesa aveva chiesto: "Vanno mandati tutti assolti". E l’assoluzione è arrivata per il capo A delle accuse, intestazione fittizia di beni, con la restituzione dei beni sequestrati, e il B, il riciclaggio. Condanne solo per la bancarotta.

Le arringhe avevano affrontato tutti gli aspetti della vicenda complicata, al centro, "la sentenza del tribunale di Napoli che ha detto che i soldi di Salvatore Righi non erano di provenienza delittuosa". Nei mesi scorsi, il pm Monferini aveva invocato due condanne (con pene fino agli 8 anni) per quelli che erano ritenuti i principali protagonisti della vicenda giudiziaria ancora al primo grado da anni, invocando invece la prescrizione dei reati per tutti gli altri che hanno posizioni minori.

E’ il processo, questo, con 11 imputati che erano accusati, a vario titolo, di riciclaggio, bancarotta e intestazione fittizia di beni. Il blitz era scattato nel 2014 quando nel mirino della Finanza erano finiti locali simbolo, sia per la città della Torre che per la Versilia. Un processo nel quale sono stati sentiti anche collaboratori su un presunto flusso di soldi sporchi del clan dei Contini di Napoli (accusa decaduta) riciclati anche attraverso l’acquisto di ristoranti e bar, nel tentativo della pubblica accusa di far emergere anche conoscenze e rapporti in particolare con Salvatore Righi, assistito dagli avvocati Antonio Cariello e Carotenuto, imprenditore che tra il 1998 e il 1999, fu presidente del Ponsacco. Lui era finito a processo per essere stato ritenuto dalla procura tra i riciclatori dei soldi utilizzando le attività messe in piedi negli anni passati da un suo parente tra Pisa, Marina di Pisa, San Giuliano e Viareggio: tutte le attività hanno cambiato gestione e sono estranee all’inchiesta. Il familiare di Righi, anche lui imputato nel processo, è Espedito Parisi, 54 anni, di Tirrenia, difeso dall’avvocato Mario De Giorgio, che si è sempre dichiarato innocente rispetto a tutte le contestazioni. Per Righi e Parisi erano in piedi le contestazioni più pesanti. Per gli altri imputati restava solo l’accusa di intestazione fittizia di beni. Ma, ritenuta l’aggravante mafiosa incosistente, il reato è stato prescritto. Le difese hanno sostenuto che non ci sarebbero stati comunque i presupposti per questa accusa. Per il riciclaggio, "non doversi procedere nei confronti di Righi in quanto è stato già giudicato per il medesimo fatto sentenza irrevocabile del Tribunale di Napoli del 2017". Condannati per bancarotta Parisi a 4 anni e Righi a 5 anni e 10 mesi. In campo anche i penalisti Francesca Zuccoli e Luigi Ferrandino.

Antonia Casini

Carlo Baroni