Inchiesta Keu, chiuse le indagini Corruzione elettorale per Pieroni (Pd)

Secondo la Dda di Firenze il consigliere regionale si sarebbe impegnato per sottrarre Aquarno alla Via. Auletta: "Un vero e proprio intreccio tra politica, affari e mafia". La Meini: "Piena fiducia nella magistratura"

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Contiguità tra imprenditori in Toscana e ‘ndrangheta, una nuova accusa di corruzione elettorale (in Regione) sono le accuse contenute negli avvisi di conclusione indagini ai 38 indagati della Dda di Firenze, tra i quali la sindaca di Santa Croce sull’Arno, Giulia Deidda, il consigliere regionale, Andrea Pieroni, e Ledo Gori, a lungo braccio destro dell’ex governatore Enrico Rossi. L’inchiesta keu si era già abbattuta come una valanga sulla galassia di potere dem e ora, alla vigilia della campagna elettorale pisana, con il centrosinistra che si affida a Paolo Martinelli, presidente provinciale delle Acli e fortemente impegnato contro le mafie, rischia di innescare ripercussioni politiche imprevedibili. I reati contestati, a vario titolo, sono estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza aggravati dal metodo mafioso. Emerge tra le contestazioni anche un episodio di corruzione elettorale per Pieroni, che secondo la Dda per ottenere sostegno alle Regionali del 2020 dai vertici dell’Associazione conciatori di Santa Croce sull’Arno (Pisa) si sarebbe impegnato a far approvare in Regione Toscana un emendamento per sottrarre il consorzio Aquarno all’obbligo di sottoporsi alla procedura di Autorizzazione integrata ambientale. Così poi fece secondo gli inquirenti che ravvisano quindi una condotta penale nei termini della corruzione elettorale.

La chiusura dell’inchiesta Keu, attacca Ciccio Auletta (Diritti in comune), "conferma l’esistenza di un vero e proprio intreccio tra politica, affari e mafia per evitare i controlli ambientali e così garantire lo smaltimento illecito dei rifiuti conciari, ma dalle indagini emergerebbe anche un vero e proprio sistema di corruzione e penetrazione della ‘ndrangheta, ramificato negli organi di controllo regionale e gestito direttamente dagli imprenditori del cuoio in grado di interagire direttamente con la politica". Duro anche il commento di Elena Meini, capogruppo della Lega in consiglio regionale: "Sull’aspetto giudiziario è opportuno rinnovare la piena fiducia verso l’operato della magistratura e, nel rispetto dei principi costituzionali di garanzia, confidare che, a tempo debito, vengano condannati i soggetti che hanno compiuto illeciti, ma resta aperta la questione politica ed istituzionale, che ha riguardato il famoso ‘emendamento’ e il ruolo dell’allora Presidente del Consiglio regionale Giani".

Gab. Mas.