Il primo corteo di Sara: "Manganellata a 15 anni. Volevo farle una carezza. Si è ritratta anche da me"

Il babbo di una alunna del Russoli: "Si vergognava e continuava a negare di esser rimasta coinvolta nelle cariche. Lei è sotto choc e anche noi".

Il primo corteo di Sara: "Manganellata a 15 anni. Volevo farle una carezza. Si è ritratta anche da me"

Il primo corteo di Sara: "Manganellata a 15 anni. Volevo farle una carezza. Si è ritratta anche da me"

di Carlo Venturini

PISA

Un battesimo che brucia per colpa di una manganellata in testa ed al braccio. Per la quindicenne Sara, era la sua prima manifestazione e proprio davanti alla sua scuola, l’istituto d’arte Russoli. Parla il padre che la sera l’ha dovuta portare al pronto soccorso visto che la figlia diceva di avere dolore al braccio ma continuava a negare di essere stata coinvolta nella manifestazione. "Ora lei è ancora sotto shock. Non vuole più andare a manifestare il proprio pensiero, la libertà di esternare la propria opinione. E questo è un ulteriore danno che è stato fatto a mia figlia che partecipava per la prima volta ad una manifestazione pacifica di minorenni".

Il padre continua il suo racconto: "La mattina ho ricevuto su whatsapp dei video da un mio conoscente. Ho riconosciuto la scuola. Ho cominciato a chiamare mia figlia. Mi ha risposto dopo molto tempo e mi ha tranquillizzato. Ho continuato la mia giornata lavorativa ed a sera sono tornato a casa. Ho trovato mia moglie, mia figlia e gli altri miei due figli piccoli sul divano. Mi sono avvicinato a Sara per farle una carezza ma lei si è ritratta spaventata. Qualcosa non va mi sono detto, ed ho scoperto parlando con lei e con la madre che era rimasta coinvolta negli scontri. Le faceva male il braccio. Allora la porto al pronto soccorso e poi, scusate, non ricordo bene se è stata la dottoressa a trovarle la botta in testa o è stata mia figlia a dire che le faceva male la testa".

Il padre è deciso comunque ad accompagnarla l’indomani, a scuola. "La dottoressa invece mi ha detto di no. La bimba rimane a casa. Con le botte in testa non si scherza". Il padre continua senza sosta a raccontare: "Come è giusto che sia, tutti mi chiedono di Sara, di come stia. E di noi? Di noi due genitori e dei suoi due fratellini? Chi mi può garantire che questa ‘ferita’ nell’animo si rimarginerà? Mia figlia e noi, per quanto tempo dovremmo portarci dietro questo danno? A me non interessa sapere chi ha sbagliato anche se è giusto che chi ha commesso quegli errori, si presenti ad un ufficio di collocamento. Mi interessa di mia figlia, e dei giovani che vivono in un mondo che logora, giorno dopo giorno, il rispetto quel rispetto che ora sono le stesse forze dell’ordine a dover recuperare. Lo dico per loro, per i tanti poliziotti, agenti che fanno bene il loro mestiere. Chiedo al questore che inviti gli studenti, apra loro le porte della questura, per far conoscere il lavoro, il loro, quello fatto bene, che parli con gli studenti, spieghi e racconti. Poi verranno anche le responsabilità".

Ma il babbo di Sara commenta anche la manifestazione dei cinquemila radunatisi spontaneamente venerdì sera in piazza dei Cavalieri. "Ecco, dove sta la coerenza? A cento ragazzini, si impedisce a manganellate di entrare in piazza e poi in cinquemila vanno a fare quello che volevano fare gli studenti e cioè manifestare per la pace, per la pace, tutto qui. Erano a volto scoperto, non avevano niente in mano se non dei cellulari. Volete che tutti gli adolescenti parlino solo di influencer? Li volete tutti chini soltanto su youtube? C’è ancora spazio per l’impegno civico, politico? Spero di sì ma è dura crederci anche per noi genitori".