Il primo allarme e quei campi che diventarono tutti blu

È l’inchiesta "Blu Mais" di una manciata di mesi precedente e che per prima travolse il distretto conciario: sono otto gli indagati

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SANTA CROCE

Solo una manciata di mesi prima del "Keu" c’era stato un altro scandalo che aveva, per la prima volta, messo in discussione la spinta del comparto conciario verso una piena economia circolare. E’ l’inchiesta "Blu Mais", sempre della procura distrettuale di Firenze, le cui indagini sono chiuse da mesi. Mentre sono ancora in piedi, si apprende, i sequestri patrimoniali. Sono invece per gran parte dissequestrati i campi a cui erano stati posti i sigilli a fini probatori. E’ l’inchiesta, questa, che toccò per la prima volta esponenti del mondo conciario e un impianto strategico del Comprensorio, il Consorzio Sgs. Ai sei indagati iniziali, nella fase di chiusura indagini, se ne sono aggiunti, a vario titolo, altri due: Leonardo Volpi, 49 anni, in qualità, allora, prima di presidente del consiglio di amministrazione di Sgs e poi, dal marzo 2020, nelle veste di liquidatore del Consorzio stesso; Silvia Rigatti, 47 anni, in qualità di amministratore unico di Hydro Spa, la nuova società che è nata dopo la messa in liquidazione di Sgs. La vicenda coinvolge poi Marino Signorini, 74 anni, anche lui presidente del Consorzio Sgs nel periodo dei fatti contestati; Giancarlo Petrecca, 72 anni, allora amministratore delegato dell’Sgs; Giancarlo Bernini Carri, 44 anni, responsabile del laboratorio analisi della struttura; l’agricoltore Rossano Rosini, 58 anni di Montopoli; Andrea Biasci, 52 anni, agronomo pisano; l’agricoltore Beniamino Rosini, 25 anni di Montopoli. Al centro dell’inchiesta – i legali, si apprende, attendono le determinazioni della procura – ci sono sia rifiuti ritenuti smaltiti in violazione delle norme in materia, sia anche 150 ettari di terreno coltivati a grano e mais nelle province di Pisa e Firenze che sarebbero stati inquinati (tra il 2016 e il 2018 ) da 24mila tonnellate di rifiuti speciali del distretto conciario smaltiti, secondo le indagini, illecitamente come concime grazie a documenti falsi che li avrebbero fatti apparire quel che non erano. Terreni che dalle analisi effettuate sarebbero risultati presentare "una rilevante concentrazione di cromo anche esavalente e idrocarburi". Al centro due prodotti, Carbocal e Natifert 40, che – secondo gli inquirenti – avrebbero dovuto essere considerati rifiuti speciali contenenti sostanze pericolose in elevate concentrazioni. Tant’è che dalle carte dell’inchiesta – in particolare dalle intercettazioni – sarebbe emerso che nei campi erano venute fuori anche chiazze blu. Indagate, a vario titolo, anche le società Consorzio Sgs Spa e Hydro Spa.

Carlo Baroni