REDAZIONE PISA

Il "keu" e la ’ndrangheta Sequestri per 5 milioni

L’operazione condotta ieri mattina dalla Direzione investigativa antimafia, dai carabinieri del Noe e forestali nei confronti dell’imprenditore Lerose

Macchine, terreni, conti bancari, l’intero capitale di società e l’intero patrimonio aziendale, case, autorimesse, magazzini, trattori, furgoni, rimorchi e investimenti bancari. Sequestrati beni per oltre 5 milioni di euro ai fini della confisca nei confronti dell’imprenditore calabrese, Francesco Lerose, uno dei principali protagonisti dello scandalo Keu – inchiesta per traffico illecito di rIfiuti e corruzione – che ha travolto e sconvolto il distretto conciario di Santa Croce e la politica locale e regionale. La ditta Lerose era quella a cui veniva inviato il Keu dal 2012 per essere riciclato. Keu in uscita dall’impianto Aquarno sarebbe finito a tonnellate in mezza provincia e anche altrove. Era Francesco Lerose – per l’accusa – a pagare per conferire il materiale, suggerendo - come da intercettazioni - che si trattava essenzialmente di un rifiuto e di un prodotto "problematico". Le intercettazioni avrebbero fatto emergere che Lerose in alcuni casi è riuscito a incassare qualcosa con quel materiale, venduto come prodotto per riempimento benché privo delle necessarie attestazioni. Ma spesso, ritenuto consapevole che un controllo gli avrebbe portato guai, lo avrebbe regalato pur di liberarsene, in preda all’ansia di un nuovo controllo. E in Aquarno, per gli inquirenti, "vertici e responsabili dei vari settori operativi di riferimento sapevano con chiarezza che il Keu era talora destinato ad una lavorazione non conforme ai parametri previsti dalle norme e dalle prescrizioni". Passaggi, questi, di un’indagine che a vario titolo coinvolge 19 persone e che, dopo mesi di accertamenti, potrebbe essere vicina al capolinea. Il sequestro a carico di lerose è stato eseguito, ieri, dalla Dia di Firenze, dai carabinieri del Noe di Firenze e dai carabinieri forestali del Nipaaf di Firenze nell’ambito di un’attività congiunta e coordinata dalla Procura distrettuale antimafia. Crotonese, 52 anni, domiciliato nell’aretino è stato titolare di due impianti a Pontedera e Levane. il provvedimento di sequestro è stato emesso dal tribunale di Firenze, sulla base di una proposta di misura di prevenzione patrimoniale avanzata dalla Procura della Repubblica. Indagatoper concorso esterno in associazione a delinquere finalizzata alla commissione di delitti ambientali, inquinamento ambientale e traffico di rifiuti – è anche sospettato di essere in contatto, con le famiglie ‘ndranghetiste crotonesi riconducibili alla cosca Grande Aracri di Cutro. Circostanza, quest’ultima, che sarebbe emersa in ulteriori recenti indagini coordinate dalla Dda fiorentina e condotte dalla sezione anticrimine del Ros di Firenze. Così La Dia, il Noe e il Nipaaf. in particolare, hanno proceduto anche con accertamenti patrimoniali sul conto dell’imprenditore mediante l’analisi dei beni personali, delle società e dei conti bancari a lui riconducibili. II patrimonio sequestrato comprende anche terreni e abitazioni ubicati in Toscana, nelle province di Arezzo e Pisa, e in Calabria, nel crotonese. Dopo il sequestro seguirà la fase del giudizio ed il tribunale dovrà decidere se disporre o meno la definitiva confisca.

Carlo Baroni