
Anna
Vaccarelli*
Sono trascorsi sette lustri dal primo vagito del .it, con la registrazione di "cnuce.cnr.it": oggi i nomi internet italiani all’attivo sono oltre tre milioni e quattrocentosettanta mila, mantenendo nel tempo un’ottima posizione nella classifica dei domini nazionali registrati e piazzandosi nel 2022 al quarto posto a livello europeo e al settimo a livello mondiale. Trentacinque anni fa, non c’era ancora il www ed esistevano soltanto i domini .com, .net, .org: solo in un secondo tempo si decise di identificare ciascun Paese in Rete con un’estensione di due lettere (.it, .de, .fr, ecc.), dando così vita ai country code "Top level domain". L’Italia non si fece trovare impreparata, forte di un altro primato raggiunto l’anno precedente, sempre grazie al Cnr: il 30 aprile del 1986, il Belpaese eseguì il primo collegamento italiano a Internet, risultato del lavoro dei ricercatori dell’allora Cnuce (Centro nazionale universitario di calcolo elettronico, nato nel 1964 come centro di calcolo di Unipi e successivamente, nel 1974, passato al Cnr). Da Pisa partì un "ping", un segnale diretto agli Stati Uniti, Roaring Creek, in Pennsylvania, che viaggiava su "strade" di satelliti e che inaugurò la rete internet italiana. E proprio al Cnuce, venti mesi dopo, Iana (Internet assigned numbers authority) assegnava al Cnr la delega per la registrazione dei domini .it, grazie alle competenze tecniche e scientifiche dei suoi ricercatori ed esperti, quarti in ordine di tempo in Europa ad adottare l’Internet protocol (Ip). E con il primo nome a dominio, "cnuce.cnr.it", nasceva anche il Registro .it, l’anagrafe dei nomi .it, gestita dallo Iit-Cnr erede del Cnuce.
*dirigente tecnologo Cnr-Iit