Il cardinal Montenegro: ''Poveri dito nella piaga delle nostre contraddizioni''

Il porporato siciliano, braccio destro di Papa Francesco, è intervenuto ieri all'assemblea delle Caritas parrocchiali del diocesi di Pisa: "Il Sinodo, occasione per ripartire dagli ultimi''

Il cardinale Francesco Montenegro all'assemblea delle Caritas parrocchiali

Il cardinale Francesco Montenegro all'assemblea delle Caritas parrocchiali

Pisa 21 novembre 2021  - “Partecipare tutti è un impegno irrinunciabile, anche ecclesiale”. E’ partito da qui il cardinale Francesco Montenegro, fino ad agosto arcivescovo di Agrigento e da qualche settimana chiamato da Papa Francesco a far parte del Dicastero vaticano per lo sviluppo umano integrale, intervenendo ieri pomeriggio all’assemblea diocesana delle Caritas parrocchiali. Per arrivare, però, subito dopo al punto: “I poveri finora, anche nelle nostre comunità, sono quelli che stanno alla porta – ha detto- : anzi, se entrano, le nostre organizzazioni sono così perfette che li spostano fuori, verso l’esterno, perché disturbano”. C’è bisogno, quindi, di “ribaltare la logica e cominciare davvero a guardare il mondo dalla parte dei poveri – ha aggiunto il cardinale che nel 2013, quando ancora non era porporato, accompagnò il Papa fra i migranti di Lampedusa -: loro sono il dito nella piaga delle nostre contraddizioni. Da qui l’invito ad essere chiesa in uscita e  “di strada”: “Noi diciamo spesso che aiutiamo tutti coloro che vengono da noi ed esprimono un bisogno ma dovrebbe funzionare al contrario – ha sottolineato Montenegro – dovremmo essere noi ad andare a cercarli nei loro luoghi, spesso nascondigli, perché il confine della nostra comunità non è la soglia della chiesa e perché i più vulnerabili sono lo specchio delle nostre miserie”. In tal senso il Sinodo voluto da Papa Francesco e aperto dal Pontefice lo scorso 9 ottobre è un’occasione “per fare spazio al dialogo sulle nostre povertà: ma se non includiamo gli scartati e gli esclusi, difficilmente, potremmo fare i conti con noi stessi e con le nostre fragilità”.

Al direttore della Caritas diocesana don Emanuele Morelli, invece, il compito di tracciare il quadro delle povertà a Pisa dalla pandemia in poi: “I numeri spesso sono aridi, soprattutto quando si riferiscono alle persone vulnerabili, eppure leggerli e approfondirli non è mai un esercito sterile – ha detto -. Fino ad ottobre nei nostri servizi abbiamo incontrato 1.777 persone. E’ verosimile credere che pure nel 2021, alla fine dell’anno, supereremo di nuovo “quota due mila” un evento che nella storia della Caritas di Pisa si è verificato solo un’altra volta, esattamente alla fine del 2020, quando ci si è fermati a 2.141 persone. L’altro elemento preoccupante è la crescita delle nuove povertà: oltre un quarto (26,2%) delle persone che abbiamo incontrato in questi mesi, infatti, non si era mai rivolto alla Caritas prima dell’inizio dell’anno. Famiglie che vanno ad aggiungersi a quelle che hanno bussato alla nostra porta per la prima volta nel 2020: allora furono ben un terzo (34,4%) delle oltre due mila persone incontrate”

I lavori sono stati aperti dall’arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto che ha invitato a “non fermarsi alla routine e alla paura del cambiamento: non teniamo solo per noi la passione per i poveri e per chi ha più bisogno. Comunichiamola, coinvolgendo gli altri”.