REDAZIONE PISA

I gioielli e la ricettazione. Dopo anni di processo ci sono due assoluzioni

Si è concluso il primo grado: assolti Francesco Anaclerio e Serena Ceccarelli. E’ l’operazione Golden Daytona dei carabinieri: una condanna al dibattimento.

I gioielli e la ricettazione. Dopo anni di processo ci sono due assoluzioni

di Carlo Baroni

Dopo anni di processo, ecco due assoluzioni e una condanna. E’ arrivato al capolinea del primo grado di giudizio, il procedimento per i tre imputati che avevano scelto il rito ordinario dopo essere rimasti incagliati – insieme ad altri soggetti, giudicati con riti alternativi e già arrivati al vaglio della Cassazione, (alcuni con pene fino a 4 anni di reclusione) – nell’operazione Golden Daytona dei carabinieri della compagnia di Pontedera.

All’esito di questo processo Vincenzo Celentano di Pontedera è stato condannato, si apprende, a due anni di reclusione (pena sospesa) per ricettazione. Per lo stesso titolo di reato sono invece stati assolti, Francesco Anaclerio, 47 anni, di Pisa (difeso dall’avvocato Beatrice Vestri) e Serena Ceccarelli, 49 anni, di Pisa (assistita dall’avvocato Roberto Cavani). Un processo lunghissimo, quello al dibattimento in tribunale a Pisa, che ha visto sfilare davanti il giudice monocratico decine di persone offese, gran parte di quelle che avevano visto sparire dalle loro case monili in oro.

L’operazione dei carabinieri del Norm scattò, lo ricordiamo, per fare luce su un presunto sodalizio tra ricettatori e orafi. Si trattò di un’inchiesta sui proventi delle razzie in decine e decine di appartamenti nelle province di Pisa, Lucca, Firenze e Livorno a si parla di ben 68 colpi – che finivano, nella prospettazione accusatoria, in laboratori orafi i cui titolari a loro volta cedevano i monili, per buona parte almeno, a gioiellieri per la successiva rivendita nel circuito legale dopo averli modificati per renderli irriconoscibili rispetto agli originali derubati. Un’inchiesta condotta con indagini serrate e capillari e con con intercettazioni telefoniche e ambientali per spiegare il "giro" che faceva l’oro e per ricostruire i passaggi di soldi e gioielli. Fondamentale è stato il riconoscimento dei preziosi dai derubati che si presentarono dai carabinieri dopo i sequestri

Nell’ambito dell’inchiesta – partita nel 2015, e coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Paola Rizzo – furono circa sei i chilogrammi d’oro, tra catene, monete, bracciali ed altri monili, sequestrati dai carabinieri e poi mostrati alle persone che erano state vittime di furti in una vasta zona, appunto, non solo del Pisano. Dei monili e preziosi sequestrati nell’ambito delle indagini, per circa la metà fu possibile individuare i legittimi proprietari.