Il delitto di Torre del Lago. Le ultime ore di Chiara

L’omicida era iscritto al gruppo ’Antiviolenza’

Chiara Corrado, la vittima, era di San Giuliano (Pisa)

Chiara Corrado, la vittima, era di San Giuliano (Pisa)

Viareggio, 23 novembre 2019 -   Il 10 settembre 2009 si era iscritto a un gruppo Facebook: ‘Giornata mondiale contro la violenza sulle donne’. Oggi, dieci anni dopo, proprio quella violenza contro cui aveva dato la sua adesione, lo ha portato dritto nel carcere di Paola, in provincia di Cosenza. Dove Graziano Zangari (nella foto sotto), operaio 46enne di origini calabresi ma residente a Lucca, da 72 ore è rinchiuso con due accuse pesantissime: aver sfondato a colpi di mazza la testa della compagna Chiara Corrado di 40 anni e averne nascosto il cadavere in una roulotte a Torre del Lago, in un campo tra il cavalcavia Arcobaleno e Bicchio, sull’Aurelia. Il fermo, disposto giovedì dal sostituto procuratore Aldo Ingangi, si è trasformato in arresto.

Il luogo del ritrovamento e, nel riquadro, Graziano Zangari
Il luogo del ritrovamento e, nel riquadro, Graziano Zangari

Entro martedì si terrà l’interrogatorio di garanzia, probabilmente per rogatoria con la procura lucchese, davanti al giudice per le indagini preliminari. Ma in base alle prime ammissioni dell’uomo di fronte a militari e pubblico ministero, sarebbero stati proprio quei 10 anni a condurlo giù, in una spirale di miseria sempre più ripida, legata, secondo gli inquirenti, anche all’uso di stupefacenti. In quel vortice, sarebbe scivolata anche la compagna Chiara Corrado, uccisa in base ai rilievi esterni tra la fine di luglio e metà agosto con una mazzetta da muratore.

È in una di quelle sere nella finestra di 15 giorni invididuata dai carabinieri, che i due avrebbero cenato insieme nel container tra via XX Settembre e via della Ferrovia a Torre del Lago, dove Zangari viveva da qualche mese con la 40enne. Le ultime ore della donna tra le pareti del box sono un puzzle che gli inquirenti ricostruiranno grazie al verdetto dell’autopsia che sarà svolta la prossima settimana dal medico legale Stefano Pierotti. La richiesta dell’esame sarà prima notificata all’imputato che, con i suoi legali, avrà la possibilità di nominare un perito di parte. L’autopsia potrebbe chiarire la data della morte ma soprattutto, tramite i prelievi istologici, far luce su eventuali tracce di sostanze nel corpo di Chiara. E verificare se le affermazioni dell’ex compagno siano vere. I militari al momento credono che a scatenare la lite terminata con l’uccisione della donna, sia stata una discussione legata a motivi di gelosia. Verso eventuali altri partner che la 40enne, secondo l’uomo, avrebbe frequentato.

Ma anche maturata in un contesto di disperazione legato al probabile uso di stupefacenti. La certezza è il cranio di Chiara, ormai saponificato nel cellophane in cui era stato avvolto: trovato con una profonda frattura sul lato temporale destro. I risultati dell’esame necroscopico arriveranno entro 90 giorni sul tavolo del sostituto procuratore Aldo Ingangi che, dopo averli valutati, potrebbe chiedere il giudizio immediato per Graziano Zangari entro 180 giorni dal provvedimento di custodia cautelare. Si tratta di un procedimento speciale che, di fronte a gravi indizi di colpevolezza, permette di saltare la fase dell’udienza preliminare e andare subito a giudizio. I carabinieri che giovedì notte hanno fatto un blitz nella casa di San Nicola Arcella (Cosenza) dove Zangari era ospitato dal fratello, escludono che possano esserci al momento altri indagati. Il 46enne non aveva informato nessuno. Avrebbe invece simulato un’apparente indifferenza con tutti, durnte il suo soggiorno di oltre 2 mesi nel paesino in provincia di Cosenza. Tanto che lo scorso 25 agosto su Facebook, aveva pubblicato la foto di un cagnolino. Intanto il cadavere della 40enne era in decomposizione, fasciato nel cellophane e stretto tra le corde. In quella roulotte diventata la sua tomba.