
I segni dell’effrazione lasciati dai ladri su una delle porte del reparto Endoscopia a Cisanello
FINO A METÀ ottobre il dipartimento di chirurgia generale dell’azienda ospedaliero universitaria pisana non prende prenotazioni per esami endoscopici e si viaggia con una capacità delle visite programmate ridotta al 30% dal luglio scorso, quando il reparto fu svaligiato dai ladri che se ne sono andati con gli endoscopi. E’ quanto ha potuto verificare ieri La Nazione dopo la segnalazione di alcuni lettori giunta in redazione e contattando direttamente il centro prenotazioni: dopo diverse interminabili telefonate trascorse in attesa, l’operatrice ha dovuto rifiutare la prenotazione per una sigmoidoscopia, ovvero una parziale colonscopia, per l’impossibilità di trovare una disponibilità almeno fino alla metà del mese prossimo. Ma l’indicazione è solo approssimativa, perché, ha rivelato ancora l’operatrice, «siamo in attesa di poter sostituire i macchinari che sono stati rubati e non è ancora possibile sapere quando riusciremo a tornare a pieno regime per tutti gli esami che riguardano l’ambito delle gastroscopie e delle colonscopie».
IL FURTO è avvenuto nella notte tra il 9 e il 10 luglio quando i ladri si sono introdotti nel Polo endoscopico, all’edificio 30, e si sono impossessati di tutte le attrezzature: il danno stimato ammonta a circa 700 mila euro e da allora questo genere di esami funziona a singhiozzo. Il furto dell’estate scorsa segue quello effettuato a febbraio quando altri cinque endoscopi, tra i quali uno pediatrico, furono trafugati invece dal dipartimento di chirurgia generale. Anche in quel caso il danno fu di svariate centinaia di migliaia di euro. L’ipotesi più probabile è che si tratti di furti eseguiti su commissione da un’organizzazione dedita al riciclaggio di queste attrezzature sanitarie per poi rivenderle all’estero: esiste infatti un fiorente mercato clandestino che può fruttare guadagni enormi alle organizzazioni criminali. Furti analoghi negli ospedali italiani si erano già registrati, infatti, a Padova e in altri 42 presi sanitari del Belpaese.
LE CONSEGUENZE, ora, al di là dell’ingente danno economico, sono quelle di una limitata capacità di smaltire gli esami programmati che devono, necessariamente, cedere il passo a quelli urgenti da richiedere previa presentazione di una specifica richiesta del medico. Per gli esami di routine invece la lista d’attesa è lunga mesi e non è escluso che possa allungarsi ancora da qui alla fine dell’anno.
Gab.Mas.