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"Costruire in area alluvionale? Sì, ma difficile"

Il centro sportivo del Pisa Sporting Club a Gagno è bloccato a causa del rischio idraulico. L'ingegnere Nicola Croce spiega la necessità di opere strutturali sul corso d'acqua, ma le tempistiche si allungano a causa della complessità della situazione.

L’ingegnere Nicola Croce

L’ingegnere Nicola Croce

Per cercare di fare chiarezza sulla situazione del centro sportivo del Pisa Sporting Club che sorgerà a Gagno, abbiamo intervistato l’ingegnere idraulico pisano Nicola Croce, esperto del settore che si occupa proprio di studi idrologici idraulici.

Ingegner Croce, come spiegherebbe il problema del centro sportivo a un lettore de La Nazione?

"L’area in cui si va a costruire il futuro centro è una P3, con pericolosità elevata e interessata da pericolosità alluvionale. Come stabilito dalla legge regionale non si può effettuare nessun tipo di intervento a meno che non si facciano "opere idrauliche che assicurano l’assenza di allagamenti rispetto ad eventi poco frequenti", "conseguendo una classe di magnitudo idraulica moderata unitamente ad opere di sopraelevazione senza aggravio di condizioni di rischio in altre aree".

Fondamentalmente per sopraelevazione si intende l’oramai nota problematica del battente idraulico.

"Sì, ma la sopraelevazione non è sufficiente. In questo caso, in un’area di pericolosità di tipo 3, vanno fatte opere strutturali sul fiume, sul corso d’acqua. Ad esempio nuovi argini o casse di laminazione e di espansione. Interventi che non può fare solo il privato, ma è il Comune in prima persona che deve proporre questo tipo di intervento all’autorità di bacino e al genio civile, chiamato poi ad approvarlo".

Come mai è divenuto un problema complesso?

"Perché la zona interessata si trova su un’area investita dall’Arno molto più ampia. L’opera strutturale è un’opera enorme che interessa un’estensione di territorio elevata ed è estremamente costosa".

Cosa si può fare allora?

"Bisogna capire se questo rischio idraulico può essere ridiscusso. Una motivazione potrebbe essere introdurre cartografie aggiornate, molto più precise, trovando delle aree di pericolosità diverse. Chi ha la competenza per deperimetrare o cambiare la classe di pericolosità dell’area, è l’autorità di distretto settentrionale, che fa capo al ministero, ma ha una propria autonomia. Si riunisce una volta al mese. Una volta fatto questo passaggio è la stessa autorità di bacino a dover pubblicare il Pgra aggiornato".

Le tempistiche quindi si allungano?

"Quando si parla di rischio idraulico si sa da dove si parte, ma non dove si arriva".

A che punto siamo?

"Bisogna attendere le integrazioni, se ritenute idonee sarà revisionata la mappa del rischio. E’ molto dura superare il problema, ma non impossibile. Gli studi sono basati finora su una cartografia vecchia, quella del 2008".

Quali sarebbero quindi le tempistiche?

"Se si tratta solo di integrazioni e le integrazioni sono giudicate positivamente, attendendo la risposta dell’autorità di bacino si va, nella migliore delle ipotesi quattro o cinque mesi considerando anche l’iter successivo per i permessi a costruire. Nel caso in cui ci si dovesse basare sugli studi dell’autorità di bacino i tempi sarebbero molto più lunghi. Si slitterebbe almeno all’anno prossimo".

Michele Bufalino