Coronavirus, in un giorno 26 nuovi casi in provincia di Pisa

Triplicati rispetto a sabato. Contagiato un altro medico del Pronto Soccorso

Medici e infermieri impegnati nella battaglia contro il coronavirus

Medici e infermieri impegnati nella battaglia contro il coronavirus

Pisa, 16 marzo 2020 - Ventisei nuovi casi tra Pisa e provincia in un giorno. Tra questi, anche un altro medico del Pronto soccorso che per ora è a casa. Ma ci sono anche infermieri al momento nel loro domicilio con sintomi, non ancora sottoposti al tampone. Il dettaglio dei nuovi contagi parla di 12 pisani, 8 dei quali a casa (di età compresa tra 33 e 79 anni) e 4 in ospedale (rispettivamente di 47, 55, 56 e 87 anni). Al policlinico anche un milanese di 58 anni; si trova invece a casa un cinquantenne di Calci e in ospedale un uomo di 93 anni di San Giuliano. Tutti ricoverati anche i tre cascinesi risultati positivi (di 55, 58 e 84 anni). Nel resto della provincia si contano un 52enne di Santa Croce sull’Arno ricoverato e in buone condizioni al «San Giuseppe» di Empoli. I tre di Santa Maria a Monte sono due ricoverati al «Lotti» di Pontedera (49 e 78 anni) e uno a casa (56) e così pure è in ospedale un 65enne di Ponsacco. Sono invece a casa due uomini di Terricciola (73) e Bientina (55) e una donna di Volterra (60).  La Rianimazione – Serviranno presto nuovi letti di Rianimazione e saranno ricavati riaprendo alcuni reparti dismessi dell’ospedale Santa Chiara, dove ieri ha effettuato un sopralluogo il governatore Enrico Rossi. Tra il Santa Chiara e strutture parzialmente in disuso o dismesso di Lucca, Massa e Carrara verranno allestiti non meno di 150 nuovi posti. Le mascherine – Daniele Carbocci del sindacato infermieri Nursind ha risposto ieri al post del governatore sulle mascherine distribuite, ma inadatte: «Non è tempo di polemiche – aveva detto Rossi – Io mi limito a dire che esprimo la mia solidarietà agli uomini della Protezione civile nazionale, che ringrazio per l’impegno e per il materiale inviatoci, incluse le mascherine che non sono certo il meglio, ma che sono meglio che niente. Abbiamo da risolvere molti problemi e non da perdere tempo in litigi». «Ho mandato la nostra posizione a Rossi, nessuno polemizza – ribatte Carbocci – stiamo dicendo che questo materiale fornito non è idoneo a proteggerci perché si tratta di un prodotto che può proteggere dai batteri ma non dal virus che è 100 volte più piccolo di un batterio. E non ferma dunque il Coronavirus. Riporto l’esempio del nostro presidente dell’ordine: ‘Non si può fermare la farina con lo scolapasta’. Sì, è come avere niente! Lunedì andrò a vedere nei reparti e speriamo che i colleghi abbiano almeno le mascherine chirurgiche a disposizione». Per Carbocci, «tutti i reparti dovrebbero avere in numero adeguato, in realtà, le mascherine idonee, le ffp3. Così quando arriva un paziente positivo, il personale sarà nelle condizioni di poterlo assistere. Altrimenti si infetterà. La mia prima mail alla direzione risale al 22 febbraio!». Pneumologia – Carbocci ha scritto alla direzione aziendale. «Il reparto di Pneumologia ristrutturato e riorganizzato per prendere i pazienti da Malattie infettive, ha un sistema di ventilazione dei pazienti che è inadatto. Così sono a rischio gli operatori che hanno mascherine e visiere ma non i dispositivi adeguati (non sono scafandrati) per trattare i pazienti con una ventilazione forzata non invasiva che emette aerosol senza la presenza di stanze a pressione negative in aspirazione».